Schede Cinema Filmcronache

ARSA (Masbedo)
L'arte della solitudine

L’adolescente Arsa vive da sola in una capanna sull’isola di Stromboli. Orfana del padre, artista e artigiano, trasforma gli oggetti lasciati dal mare sulla riva, o abbandonati dai turisti, in piccole opere d’arte. Attraverso la scelta di un’esistenza nella solitudine, nell’autosufficienza e nel rapporto simbiotico con la natura, la giovane donna si tiene a distanza dai visitatori dell’isola, che si limita a osservare da lontano con un binocolo. L’arrivo di Andrea, con cui condivide l’amore per le immersioni nelle profondità marine, metterà a prova i suoi equilibri.

Film di essenza ecologista e laicamente spirituale, il secondo lungometraggio di finzione del duo di video-artisti Masbedo si manifesta dichiaratamente come un inno all’ascolto, all’osservazione e al rispetto. Ma anche un omaggio alla “memoria del fare arte” laddove il padre della protagonista aveva tramandato perizia, creatività e immaginazione alla figliola ancora bimba. Mentre ne elabora il lutto, Arsa ricalca dunque le ombre paterne nell’attività di trasformazione degli scarti in piccole opere artistiche, semplici ma originali, in sintonia con la sua scelta di vita. Questo perché nulla si distrugge e tutto si trasforma come l’energia di una resilienza che risuona come rivoluzione radicale, in atteggiamento controcorrente rispetto ai dettami capitalistici contemporanei. In tal senso, il silente testo dei Masbedo è una fiaba-naturalistico-sensoriale dotata di valenze profondamente etica e politica. Il mito del “buon selvaggio” calato al femminile e in un contesto paesaggistico che si fa personaggio, ovvero in una Stromboli per sua natura dalla potente personalità forgiata dalla mescolanza dei quattro elementi, è il cuore propulsore della drammaturgia di Arsa che procede nell’incontro – o meglio nel “tentativo di incontro” – tra la protagonista e un giovane. Per quanto si tratti di due mondi inconciliabili, quello di Arsa e di Andrea riescono a comunicare attraverso il dolore della perdita paterna, reciprocamente inconsapevole, ma anche attraverso il linguaggio del mare. Denso ed eloquente nei suoi lunghi silenzi costellati dall’imponente sound design che degnamente accompagna la fotografia di Gherardo Gossi, Arsa è un film che fa estasi dell’estetica, esprimendo una poetica dello sguardo manifestata proprio con il gesto del guardare attraverso una lente (il binocolo di Arsa), qualcosa che altro non è che il gesto del cinema. In quanto oggetto cinematografico decisamente concettuale e visceralmente penetrato dalla videoarte, il secondo lungo dei Masbedo presenta una narrazione rarefatta, forse eccessivamente: ne consegue un’aritmia che non facilita la visione così come l’immersione spettatoriale che gli autori, probabilmente, auspicavano.

Sceneggiatura: Masbedo e Giorgio Vasta

Regia: Masbedo

Cast: Gala Zohar Martinucci, Jocopo Olmo Antinori, Lino Musella, Tommaso Ragno

Italia 2024

Durata: 96′

Scrivi un commento...

Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.

Lascia un commento