Mosca, anni ’30, sotto il regime di Stalin. Un giovane, talentuoso scrittore è ricoverato in una clinica psichiatrica e sottoposto a elettroshock. Mesi prima, la sua pièce teatrale Pilato, bollata come sovversiva e censurata dalle autorità, era stata cancellata. Emarginato dall’ambiente letterario, l’uomo aveva trovato conforto nell’incontro con Margherita, una donna sposata ma segnata da una profonda sofferenza interiore, con la quale era nato un amore travolgente e, sulle ali della passione, la spinta a lavorare su un nuovo romanzo, incentrato sull’arrivo a Mosca, accompagnato dai suoi bizzarri servitori, del diabolico Woland, un enigmatico turista tedesco esperto di magia nera. Nella mente del romanziere, Woland, seminando il caos con ironia e crudeltà, diventa il suo stesso, oscuro interlocutore. I confini tra realtà e immaginazione si dissolvono. E il mondo reale arriva a confondersi con la pagina scritta…
Girato nel 2021 tra Mosca e San Pietroburgo, finanziato dal ministero della Cultura ma duramente boicottato dalla critica più vicina al presidente Putin, uscito nelle sale nel gennaio 2024, incassando più di 2 miliardi di rubli e risultando uno dei maggiori successi commerciali della cinematografia post sovietica, Il maestro e Margherita è non solo un adattamento sontuoso e capillare dell’omonimo, celebre romanzo di Michail Bulgakov, ma è un’opera fortemente intrisa della vita stessa dello scrittore e drammaturgo russo. Affidato a Michael Lockshin (regista dalla doppia cittadinanza, nato negli Stati Uniti però con lunghi studi a Mosca), sceneggiato da Roman Kantor e post-prodotto a Hollywood, il film, specularmente al testo di partenza, magmatico e polimorfo, lavora su più matrici, temi e generi: sospeso tra l’arthouse e il mainstream, l’allegorico e il soprannaturale, Il maestro e Margherita brilla per una sfavillante ricostruzione logistica e scenografica, per una dimensione esistenzial-letteraria magnetica e allusiva e per una raffigurazione sociale e politica, assai efficace nella sua critica interna, in cui il substrato culturale russo e le sue laceranti contraddizioni appaiono ben rintracciabili.
Disarticolato in diverse linee temporali, incendiato da scosse mentali sismiche, che alternano e intersecano oggettività e soggettività, percezione e allucinazione, il kolossal di Lockshin affascina e inquieta, pur con ridondanze eccessive e alcune cadute nel kitsch: la dilatazione del punto di vista sulla realtà attraverso frequenti sconfinamenti nella fantasia si estende ad una terza dimensione, ancor più autoreferenziale (gli ulteriori sdoppiamenti del protagonista, che si osserva in quegli stessi sogni/incubi in cui egli agisce), esaltando un indubbio fascino narrativo; così come la contrapposizione tra libertà artistica e repressione censoria, addensata nella figura di Bulgakov, trova, nell’atteggiamento dimesso ma resiliente e nella febbrile creatività dell’autore (l’eccellente Evgeniy Tsyganov), un approdo credibile e incisivo. Se, però, la frammentazione diegetica, con le digressioni tra parte storica (Ponzio Pilato e il processo a Gesù) e contemporanea (la stesura del manoscritto e le reminiscenze faustiane), attinge a piene mani dal romanzo, un certo ‘gigantismo’ visivo generato dalla computer graphic, andando oltre i territori già audaci del libro, impacchetta invece il film in una confezione ‘industriale’ che non di rado toglie pregnanza e sensibilità al contenuto.
Restano impresse, in ogni caso, molte sequenze. Tra le tante, la vorticosa esibizione di Woland a teatro, finalizzata, nell’orizzonte psicologico di Bulgakov, a svelare vanità, avidità e cinismo dei moscoviti; il fitto dialogo storico-filosofico, agli stagni dei patriarchi, tra lo stesso Woland e il presidente dell’associazione letteraria, l’ateo e presuntuoso Berlioz, finito sotto un tram per esplicita mano del demonio; il gran ballo del plenilunio di primavera, in cui, dalla porta spalancata dell’inferno, a rendere omaggio a Woland e a Margherita, divenuta strega, sono i malvagi di ogni epoca.
Regia: Michael Lockshin
Interpreti: Evgeniy Tsyganov, August Diehl, Yulia Snigir, Claes Bang
Nazionalità: Russia, 2024
Durata: 156’
LEGGI ANCHE: