Si intitola “Nuovi sguardi sulla disabilità” il nuovo Sussidio pastorale per l’estate preparato dalla Commissione nazionale valutazione film (Cnvf) e dal Servizio Nazionale per la pastorale delle persone con disabilità.
A fare da filo rosso alla proposta di alcuni titoli è la convinzione – evidenziata da Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali – che il cinema possa “aiutare a giocare meno in difensiva e a essere meno statici verso chi aspetta solo una mano tesa”. Esso infatti, aggiunge, “non è solo evasione dalla realtà, ma è anche immersione totale in quelle pieghe di umanità che spesso vengono trascurate: ha quella capacità, cioè, di interrogare la coscienza collettiva e di aprire strade di comprensione”. “In una società in cui le persone disabili sono da sempre una minoranza, la loro rappresentazione attraverso il cinema e l’audiovisivo può favorire una conoscenza più articolata della disabilità, comprendendone passaggi di vita e sfide da affrontare”, conferma suor Veronica Donatello, responsabile del Servizio Nazionale per la pastorale delle persone con disabilità, per la quale “lo sguardo del cinema suggerisce prospettive diverse con le quali accostarsi a questa tematica e attivare un linguaggio nuovo. È fondamentale, infatti, modificare le dinamiche mentali e le ‘posture’ che spesso mettiamo in atto nei contesti, anche ecclesiali, dove la società si approccia alla disabilità”.
Curato da Massimo Giraldi, Sergio Perugini ed Eliana Ariola, il Sussidio permette di cogliere un importante cambio di passo nella linea di racconto della disabilità tra cinema e Tv: via sguardi piani, drammatici e apertura a un racconto più articolato, complesso, persino vivace e nel segno della commedia. Sei i titoli suggeriti: Campioni (Champions, 2023) di Bobby Farrelly; Houria. La voce della libertà (2023) di Mounia Meddour; Still. La storia di Michael J. Fox (2023) di Davis Guggenheim; Non così vicino (A Man Called Otto, 2023) di Marc Forster; Quando (2023) di Walter Veltroni; I segni del cuore. Coda (Coda, 2021) di Sian Heder. A questi si aggiunge una scheda sui 35 anni di Rain Man, un film che ha lasciato un segno tra Oscar e sguardo sociale sul tema della disabilità. “Non ci stanchiamo di credere – sottolinea l’Acec nella nota a firma della responsabile della formazione e azione pastorale, Arianna Prevedello – che nell’arte cinematografica ci siano risorse di inclusione, territori da non smarrire e letture della disabilità davvero potenti che inducono a non accontentarci del setting fisico e sociale che dipinge un limite, una mancanza definitiva o temporanea che sia, una caratteristica che impone nuove architetture esistenziali negandone altre”.