Di recente per motivi professionali mi sono trovata a cena con persone che non conoscevo minimamente. Durante la piacevole serata è emerso il tema dei matrimoni misti tra l’universo del cattolicesimo e quello dell’Islam. Due convitati avevano per motivi personali un parere opposto su questo ambizioso azzardo sentimentale. Uno aveva risolto la faccenda per principio con l’impossibilità anche solo di immaginare questo intreccio, l’altro invece sosteneva che era invece possibile ma nemmeno semplice lavorando sulle differenze senza paura, consegnando però il dolore che aveva provato nel rifiuto che aveva ricevuto da una ragazza musulmana proprio per principio. Due approcci opposti che ho rivisto narrati in mondo sgargiante in Elemental, il nuovo cartoon della Pixar, di Peter Sohn (già regista di Il viaggio di Arlo).

A Element City convivono, infatti, quattro comunità: aria, acqua, terra e fuoco. A Firetown l’adolescente Ember, figlia di immigrati in cerca di fortuna, conosce il ventenne acquatico Wade Ripple. Ember, incandescente non solo per età e temperamento, ma anche proprio per “stirpe”, si impone di non frequentarlo tale è l’insidiosa distanza che li caratterizza. Schematicamente, in termini di materia, lei si spegnerebbe e lui si trasformerebbe, se gli va bene, in tante goccioline di vapore.

Elemental sterza sottolineando che non c’è solo la materia. Esiste il temperamento, c’è la crescita, l’ambiente, ci sono le emozioni e l’alfabetizzazione che ne consegue (talvolta). Wide è più empatico, meno sanguigno e spesso accomodante, pronto soprattutto a pensare le sue emozioni. Quando avverte rabbia ipotizza che sia il suo sé che vuol dirgli qualcosa e spiega. Ember, invece, si lascia prendere in ostaggio dalle sue emozioni sposando appieno il filone già aperto con Inside out. Non basta nemmeno imparare a nominare le proprie emozioni.

Tutto è reso ancor più complesso dalla gestione delle aspettative familiari, dalla suddivisione purtroppo etnica degli spazi sociali, dalle possibilità economiche di provenienza e dalle sollecitazioni culturali del contesto che si abita. Element city sono le nostre città, i nostri paesi, le nostre scuole, le nostre parrocchie. Ogni volta che un amore si rende possibile nella mescolanza – sono partita da una cena che si è incagliata in questo tema – si accende una luce di futuro anche per le reti sociali integrate e non disintegrate.

Val la pena leggere Saggezza gentile di Beatrice Balsamo (Mursia, 2023) che al capitolo su “Ospitalità: le parole, le azioni” chiosa «E’ bene qui ricordare l’importanza della “capacità al negativo” di cui parla lo psicanalista  Wilfred Ruprecht Bion (1897-1979) attingendo dal poeta Keats. Quella disposizione mentale all’attesa, a non saturare la mente, lasciando il pensiero in una condizione di incertezza, di sospensione, di apertura e di disponibilità, non allontanando i dubbi, nella fretta di saturare, di chiudere». E’ quell’andare piano che Wide offre come strategia a Ember, quella ritmica così ardua per l’adolescenza e che rende Elemental un cartoon teen più che un’occasione per bambini di 3/4 anni che riempono le sale alle due del pomeriggio.

Tutto si può fare, intendiamoci, ma a ben vedere forse quel bambino prescolare che dice alla mamma che Elemental non gli piace – frase sentita con le mie orecchie – non ha tutti i torti. Perché mamma, forse, stai pretendendo troppo dalla mia capacità cognitiva e ogni due per due mi devi distrarre, intasando la proiezione di spiegoni che sentiamo tutti, per raccontarmi le leggi della materia o le teorie psicologia o gli studi della sociologia altrimenti non capisco nulla.  Si fa presto, come sempre, a dire film per tutti ma seppur schematico o non memorabile Elemental è, in realtà, un’opera stratificata e zeppa di citazioni. La frase più esilarante è stata quella di una vocina femminile ancora del cielo di qualche fila di poltrone più su che diceva “allora mamma io posso toccare il fuoco”. Auguri mamma!

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Sull'autore

Arianna Prevedello

Scrittrice e consulente, opera come animatore culturale per Sale della Comunità circoli e associazioni in ambito educativo e pastorale. Esperta di comunicazione e formazione, ha lavorato per molti anni ai progetti di pastorale della comunicazione della diocesi di Padova e come programmista al Servizio Assistenza Sale. È stata vicepresidente Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) di cui è attualmente responsabile per l’area pastorale.