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COSA VERRA’ (Francesco Crispino)
In punta di sguardo tra fragilità e speranze degli adolescenti ai tempi del Covid

Bisogna entrarci in punta di piedi, nell’intimità degli adolescenti, con il dovuto rispetto verso chi affronta passaggi cruciali della vita (in questo caso dalle scuole medie alle superiori), in un momento cruciale della storia contemporanea (la pandemia da Covid 19). E l’incedere della macchina da presa di Francesco Crispino nella sua opera prima, Cosa verrà, è proprio questo, in punta di sguardo ci accompagna tra le aule della scuola secondaria di primo grado “De Amicis” di Floridia (Siracusa) e nei suoi cortili, nei parchi e sulle strade della cittadina, per seguire sogni e desideri ma anche fragilità e paure di Eric e Alice e dei loro compagni di classe.

Presentato come proiezione speciale della sezione “Alice nella città” alla Festa del cinema di Roma, il documentario sprigiona tutto il potere del “cinema del reale” su due livelli: quello di una verità cronachistica dall’immenso valore testimoniale sulle vicende scolastiche tra dad, mascherine e restrizioni ai tempi del Covid, e quello di una verità umana di chi condivide ansie, passioni, malinconie e speranze, che sono di tutti, astratte in un bianco e nero purissimo. Straordinaria è la fiducia accordata dagli alunni al regista e al suo obiettivo, che empatizza con i momenti più toccanti del racconto, quando i partecipanti al laboratorio teatrale mostrano i loro oggetti cari, dalla coperta che riscalda come un abbraccio materno ad un mantello che raccoglie le lacrime, dalla maschera a gas di un nonno tornato dal campo di concentramento a una macchina fotografica che fabbrica ricordi. Si comincia con la campanella del primo giorno di scuola e si arriva fino agli esami di terza media, scoprendo Eric e Alice farsi piano piano più consapevoli del loro vissuto e del loro destino che, pur restando misterioso, li proietta verso il “Cosa verrà”, arricchiti dalla forza della loro amicizia.

Nello sfondo passano canzoni di Lorenzo Fragola e musiche dai film di Fellini, la ministra Lucia Azzolina (che in quella scuola frequentò le elementari) e le professoresse che scrivono dediche accorate ai loro ragazzi, brainstorming sulla riduzione della plastica ed esegesi della leggenda di Colapesce. Il film, che si presta ottimamente a proiezioni nelle Sale della comunità e nelle scuole, riesce a tenere insieme tutto questo con la stessa fluidità di due mani che si sfiorano, lasciandoci il brivido di un amore che non ha bisogno di dichiarazioni, come quello tra due adolescenti stesi sull’erba a guardare l’infinito.

 

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Sull'autore

Elena Grassi

Laureata in Scienze delle comunicazione all’Università di Trieste, ha conseguito il master in Educazione audiovisiva e multimediale e il Dottorato di Ricerca in Scienze Pedagogiche all’Università di Padova. Giornalista e critico cinematografico, lavora da educatore audiovisivo per enti pubblici e privati ed è consulente per l’Acec del progetto Junior Cinema.