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DAWSON CITY: FROZEN TIME (Bill Morrison)

Oro e Argento sono legati a Dawson City, il primo per il desiderio umano di ricchezza, il secondo come composto chimico su cui far vivere i sogni, entrambi brillano, sembrano eterni, ma uno lascia una scia di sofferenza e povertà e l’altro di distruzione; stiamo parlando del mitico oro del Klondike e del nitrato d’argento, prodotto che ha reso infiammabili e pericolose le pellicole cinematografiche del muto, condannando le stesse alla scomparsa (si stima che circa l’80% dei film muti siano andati perduti per sempre).

Bill Morrison nel suo documentario Dawson City: Frozen Time raccota la storia vera della collezione di circa 500 film risalenti agli anni dieci e venti del Novecento, ritenuti persi per più di cinquant’anni fino a quando furono ritrovati sepolti durante dei lavori per un cantiere. Usando questi film, insieme a interviste e servizi giornalistici, Morrison ritrae la storia di una città canadese dello Yukon travolta dalla corsa all’oro, di come il campo di caccia della popolazione nativa fu rimosso per far posto alla folle città dei cercatori d’oro; il suo declino fino alla totale devastazione del paesaggio e della natura montana.

Interessante e molto originale è la storia delle poche bobine superstiti di film del cinema muto, sopravvissute alla distruzione tra le molte migliaia proiettate nelle sale di Dawson City ad inizio Novecento per una serie di coincidenze favorevoli, giunte fino a noi perché reimpiegate come riempimento nel sottosuolo di una piscina dismessa e interrata, unici frammenti di interi film scmparsi per sempre. Il documentario di Morrison regge alla visione solo per la strordinarietà del racconto e dell’avventura di questi 500 film, purtroppo il suo fluire è spesso ripetitivo e la colonna sonora originale di Alex Somers, che dovrebbe essere enigmatica e trascinante, sulle due ore di proiezione diventa noiosa e inascoltabile. L’eccesso di aneddotica locale, di testimonianze locali, fa perdere il centro del racconto e apre tanti rigagnoli laterali che non sono funzionali al documentario stesso, peccato per una storia così unica e avventurosa.

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Sull'autore

Simone Agnetti

Simone E. Agnetti, Brescia 1979, è Laureato con una tesi sul Cinema di Famiglia all’Università Cattolica di Brescia, è animatore culturale e organizzatore di eventi, collabora con ANCCI e ACEC, promuove iniziative artistiche, storiche, culturali e cinematografiche.