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DREAMIN’ WILD (Bill Polhad)
Un film sul talento e sul suo peso

Dreamin’ Wild è il titolo di un disco autoprodotto da due fratelli adolescenti, Donnie e Joe, con il costante incoraggiamento del padre che crede nel loro talento. L’LP, però, si rivela un flop, così come i successivi tentativi di assecondare le presunte capacità di Donnie che porteranno sul lastrico la famiglia. Il film però ci presenta il protagonista trent’anni dopo, sposato, con due figli, titolare di uno studio di registrazione che non decolla e in affanno per far quadrare i conti. Ma è proprio allora che misteriosamente quel vecchio disco ricomincia a circolare, un produttore lo trova e lo rilancia, la fama arriva improvvisa e inaspettata.

Ma non tutto è semplice, almeno per Donnie, che comincia a chiedersi cosa abbia a che fare ora con quel ragazzo pieno di sogni e aspettative che scriveva canzoni che rappresentavano tutta la sua vita. E poi riemergono i sensi di colpa verso la sua famiglia, verso quel padre che ha creduto in lui sempre tenacemente, dandogli tutte le possibilità di cui era capace, rinunciando a gran parte dei suoi terreni e mettendo a repentaglio la propria salute. Ma soprattutto diventa difficile il rapporto col fratello, che l’ha sempre seguito e assecondato, ha imparato a suonare la batteria per accompagnare la sua musica, ma non ha il suo talento, le sue capacità e ora che devono tornare a suonare insieme è l’anello debole. Eppure ha sempre sacrificato tutto per il fratello, è sempre rimasto nella sua ombra, rinunciando a cercare una propria dimensione nel mondo.

Il film è semplice, c’è molta musica, una storia lineare, eppure ha la capacità di penetrare le difficili dinamiche familiari senza giudicare. Il rapporto tra i fratelli non è mai banale e Joe deve capire chi è emancipandosi da una figura così ingombrante accanto. D’altra parte è ingombrante perché ha talento davvero o perché il padre ha creduto di vedere questo in lui? Proprio il talento è il protagonista del film, questa presenza enorme e difficile da gestire, che certo è un dono ma anche un peso col quale è necessario fare i conti.

Tratto da una storia vera, il film può contare sull’interpretazione di Casey Affleck, capace di disegnare un personaggio malinconico e stupefatto, solitario e incompreso persino quando è sostenuto e incoraggiato incondizionatamente e questo lo rende sempre credibile, facendo dimenticare alcune ingenuità registiche.

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Sull'autore

Alessandro Cinquegrani