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ERO IN GUERRA MA NON LO SAPEVO (Fabio Resinaro)
Cronaca di un delitto annunciato

Nella Milano del 1979 il gioielliere Pierluigi Torregiani è vittima di una delle numerose rapine a mano armata che affliggono il capoluogo lombardo nei cosiddetti “anni di piombo”.  Ma l’uomo, impavido e affabulatore commerciante, troppo orgoglioso per accettare l’idea di essere nel mirino della criminalità organizzata, sceglie di proseguire la vita propria e della sua famiglia come se niente fosse, anzi, quasi sfidando “l’ombra” di un nemico che in verità inizia a tormentarlo e inquietarlo con frequenza quotidiana. 

L’orologio come metafora del “meccanismo perfetto” che dovesse rompersi o fermarsi “io lo aggiusto, sempre. Perché il Torregiani aggiusta tutto e non si ferma davanti a niente”.  Così, con l’assertività di un’inquadratura a mezzo busto del protagonista (un ispirato Francesco Montanari) che sembra monologare sulla propria visione di mondo, inizia il terzo lungometraggio di finzione di Fabio Resinaro (il quarto considerando l’esordio Mine del 2016 co-diretto con l’amico e sodale Fabio Guaglione) che drammatizza il noto fatto di cronaca accaduto a Pierluigi Torregiani, imprenditore di gioielli, prima minacciato e poi brutalmente assassinato il 16 febbraio 1979 dai Proletari Armati per il Comunismo (PAC): fra i mandanti del delitto compare il nome di Cesare Battisti. Personaggio controverso, prodromo del berlusconiano “self-made man”, e tuttavia coerente a se stesso,  indefesso lavoratore e onesto marito e padre di famiglia, Torregiani è stato un martire del suo tempo passato alla Storia criminale che tuttavia, per carattere e atteggiamento, prende le distanze  dal santino, ovvero dall’eroe con cui empatizzare. E del resto sembra proprio questo il punto di partenza e obiettivo dell’autore, che ha basato la scrittura del film (firmandola con Mauro Caporiccio e Carlo Mazzotta) sull’omonimo libro di Alberto Debrazzi Torregiani (il figlio di Pierluigi) e Stefano Rabozzi. Torregiani è presentato come uomo infallibile, la cui intelligenza pratica delle cose unita a una mente sognatrice gli permette di sentirsi al di sopra dell’evidenza. Il film, che cura diligentemente la ricostruzione storica dei fatti filtrata dal punto di vista del protagonista, è dunque il racconto di una coscienza che gradualmente perde ogni certezza ma non vuole darne atto all’esterno.  Drammaturgia e tono narrativo sono costruiti sulla tensione interna percepita da Torregiani, la cui esistenza è sempre cadenzata in parallelo ai “suoi” orologi, perfetti ma fragilissimi.  Opera onesta e chiaramente “governata” dagli eredi del protagonista, Ero in guerra ma non lo sapevo ha il pregio di riaccendere i fari su una vicenda passata all’oblio all’interno della dolorosa Storia criminale italiana negli anni della “strategia della tensione”.

ERO IN GUERRA MA NON LO SAPEVO
Regia: Fabio Resinaro
Cast: Francesco Montanari, Laura Chiatti
Italia 2022
Durata:

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.