Da qualche tempo le escape rooms, inventate in Giappone una decina di anni orsono, si stanno diffondendo in tutto il mondo, dalle grandi metropoli alle piccole città di provincia. Si tratta sostanzialmente di un gioco di logica nel quale i concorrenti, una volta rinchiusi in una stanza allestita a tema, devono cercare una via di fuga utilizzando ogni elemento della struttura e soprattutto cooperando per risolvere codici, enigmi, rompicapo e indovinelli. Per poter completare con successo il gioco, i partecipanti – che solitamente variano da 2 a 6 persone – devono riuscire ad evadere dalla stanza entro un limite di tempo prestabilito. Forse la cronaca di qualche incidente verificatosi in giro per il mondo (dovuto al malfunzionamento di qualche congegno o, più facilmente, all’instabile equilibrio psicologico di qualche concorrente che si è lasciato prendere dal panico) ha ispirato l’omonimo film thriller firmato dal regista americano Abil Robitel e girato interamente in Sudafrica (ma data l’ambientazione claustrofobica poteva essere prodotto tranquillamente in qualunque altro luogo).
Escape room (Stati Uniti, 2019) ha un incipit alla Agatha Christie che richiama tanto il celeberrimo “Dieci piccoli indiani”. Sei personaggi tra loro sconosciuti ricevono l’invito a partecipare nel weekend ad una esclusiva e misteriosa Escape Room. Si tratta di un giovane consulente finanziario senza scrupoli, di un impacciato magazziniere di un supermercato, di una timidissima studentessa di matematica, di un camionista vicino alla pensione, di una ex donna soldato e di un giovane nerd esperto di giochi e simulazioni di vario genere. All’apparenza nulla sembra accomunare vite così differenti, ma in realtà i personaggi hanno qualcosa nel loro passato che li ha condotti a ritrovarsi in quello che presto si rivela un gioco davvero molto pericoloso. Alle prove che i sei dovranno affrontare all’interno di una labirintica e sofisticatissima escape room corrisponde l’emergere di inquietanti particolari della storia di ciascuno di loro, in un crescendo di adrenalinica tensione. Se l’incipit del film è buono e coinvolgente, la continuazione compie forse qualche scivolone di troppo dal genere thriller a quello horror con richiami evidenti e di cui non si avvertiva davvero la necessità, alla saga di Saw –L’enigmista. Nell’insieme il film risulta avvincente ma non del tutto convincente, con un finale aperto e complottistico che sembra davvero una “via di fuga” troppo facile per chiudere un lavoro che era iniziato in modo decisamente migliore.
ESCAPE ROOM
di Adam Robitel
con Deborah Ann Woll, Tyler Labine, Taylor Russell, Logan Miller, Nik Dodani
USA, 2019
Durata 99 minuti