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FIORE GEMELLO (Laura Luchetti)
Inseparabili

Basim è un immigrato clandestino arrivato in Sardegna dalla Costa d’Avorio, Anna una sedicenne del luogo con un doloroso trauma alle spalle che le impedisce di parlare ed entrambi sono in fuga dal loro passato. Così, quando le loro strade s’incrociano, si uniscono come fossero un “fiore gemello”, cercando di darsi una mano vicendevolmente. Sulle loro tracce però c’è Manfredi, uno spietato trafficante di migranti che non intende lasciarli andare.

Realizzato a distanza di sette anni dal suo lungometraggio d’esordio (Febbre da fieno, 2011), Fiore gemello rappresenta certamente un passo in avanti nell’eterogenea produzione audiovisiva di Laura Luchetti, già autrice di apprezzati cortometraggi d’animazione realizzati con la tecnica della stop-motion. Facendo incrociare le traiettorie esistenziali di due adolescenti distanti per lingua e provenienza infatti, la regista romana lascia emergere una precisa idea di cinema definita da uno sguardo partecipe senza essere mai invadente. E tradotta in un’enunciazione che ama dare rilievo alle conseguenze più che agli atti, alle vibrazioni dei corpi e degli ambienti in cui agiscono e da cui sono agiti, al linguaggio dei piccoli gesti piuttosto che a quello inespressivo (o falsamente espressivo) delle parole, alla rarefazione piuttosto che alla condensazione – in tal senso l’ambientazione sarda appare perfettamente centrata.

Un’idea di cinema che, parafrasando Truffaut, traduce insomma un’idea di mondo ma che, va detto, non sempre trova qui la sua piena realizzazione. Se infatti è vero che Fiore gemello è sostenuto da un’espressività che si definisce e si realizza soprattutto nelle sequenze in cui l’aspetto narrativo è più debole, è altrettanto vero che appare decisamente più fragile nelle zone in cui esso ridiventa preminente. In tal senso è proprio lo script l’aspetto meno riuscito del film, sia per la ridondanza dei clichés cui ricorre, sia perché il rischio di caduta nel didascalismo è quasi sempre presente nei rari ma spesso compassati passaggi dialogici. Un film insomma non del tutto compiuto, ma che lascia intravedere una poetica, aspetto sempre più difficile da ritrovare nel nostro cinema.

Regia Laura Luchetti

Con Anastasiya Bogach (Anna), Kallil Kone (Basim), Aniello Arena (Manfredi), Giorgio Colangeli

Italia 2018

Durata 95’

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).