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IL CINEMA SOSPESO AL TEMPO DEL COVID
Il nuovo numero di Filmcronache riflestte sul momento attuale

Il cinema sospeso. Non c’era altro titolo possibile per riassumere questo numero di Filmcronache, eccezionalmente a cavallo tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021. Un titolo inevitabile per restituire quei sentimenti di assenza, attesa, incertezza che tutti abbiamo provato e che hanno scandito i lunghi mesi di lockdown ed emergenza sanitaria, in cui le produzioni, le distribuzioni, le sale (e dunque gli spettatori) sono stati messi alla dura prova del Covid.

I quattro saggi in apertura seguono così le tracce lasciate dai pochi film usciti sugli schermi nell’ultimo periodo, aprendosi però anche ad altri importanti titoli proposti in streaming sui canali dedicati. Proprio partendo da una dettagliata analisi della contemporaneità, la riflessione di Antonio Autieri si spinge ad indicare le vie d’uscita per l’esercizio, una strada dai molti incroci che passa necessariamente “dal pubblico diversificato, dai percorsi innovativi, da un rinnovato accesso al prodotto e dall’alleanza di tutta la filiera”. Allo stesso modo, il ‘cinema del tempo sospeso’ è anche un ‘cinema che sfida il tempo’, attraverso quelle suggestive collisioni, tra dilazioni forzate e retromarce vertiginose, rintracciate da Anna Pasetti in Tenet di Christopher Nolan e Sto pensando di finirla qui di Charlie Kaufman.

La figura dello sceneggiatore è invece al centro sia di Mank di David Fincher sia di The gentleman di Guy Ritchie: due film distanti tra loro, ma, come evidenzia Francesco Crispino, “accomunati dall’indagine su quella ‘forma in movimento’ in cui si riflette il lavoro ‘del’ e ‘sul’ tempo”. Inoltre, come riportato puntualmente da Giuseppe Gariazzo, lavori come La vita invisibile di Eurídice Gusmão, Imprevisti digitali, Guida romantica a posti perduti, Siberia, Favolacce, Volevo nascondermi, indagando sotto varie angolazioni un attualissimo disagio di vivere, invitano alla riflessione ricorrendo alla rimessa in gioco di relazioni personali, sentimentali, familiari.

Ma in questo numero di Filmcronache, oltre alla accurata osservazione di Viridiana di Luis Buňuel da parte di Stefania Carpiceci (nell’ambito del segmento saggistico In memoria di me) e alla consueta ricognizione sul Torino Film Festival (alla prima edizione completamente on line), chi scrive introduce con Alla ricerca del tempo perduto: Visconti e il ‘progetto Proust’ una nuova sezione, intitolata I capolavori mancanti: fotogrammi di film mai visti. Un film che non si fece mai, quello del regista milanese, ispirato alla monumentale opera dello scrittore francese. Ma che resta, anche e soprattutto nei giorni di pandemia e di ‘tempo sospeso’, un’affascinante ‘pagina fantasma’ della storia del cinema.

 

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.