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IL PECCATO – IL FURORE DI MICHELANGELO (Andrei Konchalovsky)
Kolossal d’autore su una geniale “canaglia divina”

Agli inizi del XVI secolo, tra Firenze e Roma, nonostante il suo grande talento Michelangelo Buonarroti è tormentato dalla sfida di portare a termine la volta della Cappella Sistina. Alla morte di papa Giulio II, esponente dei Della Rovere, lo scultore aretino vuole completare la sua tomba, suscitando però le antipatie di Leone X, successore sul trono pontificio e membro della famiglia rivale dei Medici, che per testarne la fiducia gli affida la realizzazione della monumentale facciata della basilica di San Lorenzo. Spinto dal veemente desiderio di primeggiare sui colleghi Raffaello, Leonardo o l’amico Sansovino, Michelangelo accetta per boria e denaro entrambi gli incarichi, lavorando clandestinamente per l’una e per l’altra casata…

Quattordici settimane di riprese, tutte in Italia, fra Toscana e alto Lazio toccando Arezzo, Carrara, Firenze, Massa, Pienza, Montepulciano, il Monte Altissimo sulle Alpi Apuane; un corposo lavoro di ricostruzione scenografica di strade, piazze, logge, cortili, osterie, mercati, dimore nobiliari e stanze papali, oltre alla Cappella Sistina, fedelmente riprodotta a dimensioni naturali; la fabbricazione di seicento costumi, di cui un centinaio realizzati a mano, indossati da una miriade di personaggi, dai tanti protagonisti alle semplici comparse; un articolato dispositivo registico, con set allestiti anche con sei macchine da presa per consentire la più ampia scelta possibile in fase di montaggio.

Non c’è dubbio, anche solo da queste sintetiche informazioni, che Il peccato – Il furore di Michelangelo sia un vero e proprio kolossal d’autore. Un lungo, poderoso progetto che Andrei Konchalovsky (anche autore della sceneggiatura insieme ad Elena Kiseleva, come nel precedente Paradise, girato nel 2016) ha sviluppato lungo un arco temporale di otto anni e dall’esito certamente felice, anche se, talvolta, persin troppo sovraccaricato di tensioni, vibrazioni, visioni. Un film, quello del regista russo, che trasportando il genio celestiale del Rinascimento nella quotidianità terragna della sua epoca, densa di religiosità ed esaltazioni mistiche ma anche di superstizioni e biechi sotterfugi, in qualche misura guarda all’inarrivabile Andrej Rublëv di Tarkovskij e, per altri versi, al Fitzcarraldo di Herzog, mettendo al centro, in una dimensione culturale ancora più allargata e assoluta, la Divina Commedia di Dante. Allusioni e citazioni colte, per un’opera sontuosa ma non calligrafica, straripante ma non stucchevole. Con la nota, riconosciuta autorevolezza di Konchalovsky a indagare, più che l’artista del David, della Pietà e del Mosè, quella “canaglia divina” in perenne ricerca sensoriale, in lotta con i potenti del tempo, in conflitto con la propria famiglia e, soprattutto, con sé stesso.

E’ la polvere del marmo a dare densità a Il peccato (“non esiste un peccato che io non abbia commesso”, dice Buonarroti, interpretato con eccellente adesione emotiva da Alberto Testone), è la descrizione degli ambienti, spesso inospitali, a rendere credibile il racconto, un focus diretto, frontale, lontano dai canoni consueti del biopic e privo di ogni patina accademica o intenzione agiografica, largamente immaginato ma avvalorato, in sede preparatoria, dalla consulenza dei più qualificati studiosi rinascimentali. Il Michelangelo di Konchalovsky, dunque, è prima di tutto un uomo vanitoso, irascibile, spudorato, ma anche una persona intransigente, generosa e sublime. Un contraddittorio, tumultuoso condensato di nobilissimi slanci e vertiginose cadute, in bilico tra grazia divina e gretta avidità. E attorno a lui, insieme a lui, a farsi ‘spirito del tempo’ sono i garzoni di bottega e i cavatori di Carrara: una ‘squadra’ autentica, ruvida e solidale, sorniona e fragile, tassello indispensabile di un coinvolgente affresco storico, artistico e umano.

IL PECCATO – IL FURORE DI MICHELANGELO
Regia: Andrei Konchalovsky
Interpreti: Alberto Testone, Jakob Diehl, Francesco Gaudiello, Federico Vanni, Glen Blackhall
Nazionalità: Russia, Italia, 2019
Durata 133’

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.