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IL TEOREMA DI MARGHERITA (Anna Novion)
La matematica e i sentimenti

Il teorema di Margherita

Margherita ha venticinque anni, è una brillante dottoranda in matematica presso la Scuola normale superiore e sta per terminare la tesi che dovrà esporre davanti ad una schiera di ricercatori. Il professor Werner, che fino ad allora l’ha seguita con benevolenza, le impone di collaborare con un altro studente, Lucas, ma lei, per orgoglio, rifiuta. Arrivato il grande giorno, un errore nella presentazione della ricerca, evidenziato proprio da Lucas, fa crollare tutte le sue certezze: così, dopo tanti anni dedicati unicamente alla matematica, decide di abbandonare gli studi sulla congettura di Goldbach, considerata irrisolvibile, e prova a ricominciare da capo una nuova vita…

“La matematica non deve essere mescolata ai sentimenti”. È la frase che il docente di Margherita pronuncia, come monito inascoltato, alla sua talentuosa studentessa, che invece gradirebbe dal suo professore attestati di stima, come in un sano rapporto padre-figlia. Quella frase fa da sintesi all’intero lungometraggio di Anna Novion, che, collocando sotto i riflettori un ‘piccolo genio’ dei numeri (mostrato, fin dalla sequenza iniziale, talmente a proprio agio nelle aule e nei corridoi della prestigiosa scuola di alta formazione parigina da indossare pantofole al posto delle scarpe), si muove lungo la scia di un filone ben definito, il mathematics movie, che inevitabilmente associa carenze affettive, disturbi comportamentali e isolamento sociale alla potenza di calcolo e alla dedizione all’indagine scientifica di studiosi barricati dietro a formule che ricercano affannosamente magari per tutta una vita.

Come molti altri titoli incentrati espressamente sulla deduzione logica, anche Il teorema di Margherita, dunque, mette in scena un disagio relazionale ed esistenziale sovrastato da una compulsiva devozione per i numeri: ben convogliato su solide rotaie narrative, interpretato con sufficiente adesione ai propri ruoli da un cast affiatato, sostenuto da scelte stilistiche che, nel tentativo di incanalare in ogni sequenza l’energia mentale della protagonista, fondono insieme controllo e irrequietezza, rigore e dinamicità, il lungometraggio della Novion segue disciplinatamente la parabola di un coming of age a matrice matematica, scivolando, insieme alla fragile ma tenace dottoranda, dalla pura razionalità ad una liberatoria apertura alla vita reale. Una presa di coscienza, per Margherita, corredata da una rigenerante attenzione verso sé stessa, dovuta all’incontro con due fondamentali punti di snodo, l’esuberante coinquilina Noa e il ritrovato collega Lucas, altrettanto dotato intellettualmente ma meno scontroso e più socievole di lei.

Passioni e ossessioni, variabili e costanti, illuminazioni e azzardi, lavagne nere riempite con il gesso di segni bianchi, oscuri ma affascinanti come geroglifici, vittoriose partite clandestine di mah-jong, nel retrobottega di un ristorante cinese, frutto di una mente da sempre allenata al conteggio delle probabilità: un fitto repertorio di rimandi a teoremi ed equazioni (tutte verificate, a detta della regista, da una qualificata consulente esterna) che risponde all’esigenza di ‘raccontare’ la matematica allo spettatore. Sapendo però che, al pari dei sentimenti, impossibili da dichiarare con una dimostrazione scientifica, anche le leggi numeriche, al cinema, restano fondamentalmente infilmabili.

Regia: Anna Novion
Interpreti: Ella Rumpf, Clotilde Courau, Jean-Pierre Darroussin, Julien Frison
Nazionalità: Francia, 2023
Durata: 112’

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.