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ERAVAMO BAMBINI (Marco Martani)
Teen movie e tragedia greca

In un paese della costa calabrese il postino, un serafico trentenne, viene arrestato davanti alla villa di un onorevole per aver minacciato con un coltello un carabiniere. Durante il suo interrogatorio si intrecciano le storie di altri suoi coetanei, amici d’infanzia, un poliziotto insubordinato e violento, una rockstar dal nome d’arte Inferno, una giornalista che si deve occupare del fratello minore tossicodipendente, tutti traumatizzati da un fatto di sangue accaduto quando erano bambini. Un messaggio telefonico di uno di loro (“domani torno in Calabria. Lo voglio fare. Chi c’è c’è”), inviato a tutti gli altri, annuncia l’intenzione non solo di voler rientrare nel paese d’origine, ma anche di voler regolare i conti con il passato…

Scritto da Marco Martani (al terzo lungometraggio dopo Cemento armato e La donna per me) insieme a Massimiliano Bruno, e tratto dal testo teatrale Zero dello stesso Bruno, Eravamo bambini lavora sulla triangolazione, strettamente correlata, fra amicizia, adolescenza e vendetta, facendo risuonare echi da tragedia greca in una dimensione filmica da teen movie. Se la prima parte del film assomma non pochi cliché nella presentazione dei caratteri dei personaggi (tutti sopra le righe, tutti segnati dall’evento tragico che ha cambiato per sempre le loro vite) e se la convergenza delle storie individuali (peraltro appena abbozzate) nel serbatoio generale del racconto avviene attraverso un prevedibile montaggio alternato, ulteriormente segmentato dal rimbalzo continuo tra passato e presente, Eravamo bambini, quando deve riunire e rilanciare premesse, psicologie e azioni, rivela però una buona fluidità di toni e atmosfere ‘nere’.

L’utilizzo del flashback, assai insistito, innestandosi nel tempo reale delle vicende apre, a quel punto, ad un oggi scandito dai codici del revenge movie, assecondati con puntualità, in modo non originale ma diligente. La ricomposizione della linea temporale favorisce dunque una più efficace messa a fuoco delle fisionomie dei personaggi. E l’elemento aggregatore, a livello di script, ossia la condivisione da parte dei protagonisti di un unico, amaro destino comune, arriva a costituire anche il punto di contatto empatico con lo spettatore. L’infanzia negata e l’innocenza perduta si riassumono così in una fine già segnata, fin da ragazzi, e l’obiettivo di guardare in faccia lo stesso orrore provato in un’estate di vent’anni prima, nello stesso paesino calabrese, si trasforma in un persuasivo volano emozionale.

Regia: Marco Martani
Interpreti: Lorenzo Richelmy, Alessio Lapice, Lucrezia Guidone, Giancarlo Commare
Nazionalità: Italia, 2024
Durata: 101′

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.