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LA FUGA (Sandra Vannucchi)
Romanzo di formazione lodevole ma acerbo

Silvia ha undici anni, vive a Pistoia, è curiosa e vivace ma soffre per la depressione cronica della madre, che non riesce nemmeno ad alzarsi dal letto, e per le difficoltà di comunicazione con il padre, troppo concentrato sul lavoro. La bambina da tempo vorrebbe visitare Roma, ma questo suo desiderio in famiglia resta inascoltato. Così, un giorno decide di scappare, determinata a visitare la capitale per conto proprio. Durante il viaggio in treno, Silvia incontra una ragazza rom, Emina, con cui instaura un forte legame di amicizia…

Opera prima di Sandra Vannucchi, La fuga è ispirato, almeno in parte, ad un’esperienza personale della regista. Un intento, quello di esplorare l’orizzonte psicologico ed emozionale di una bimba su cui grava un fragile equilibrio domestico, certamente lodevole, ben convogliato nella solidarietà preadolescenziale che unisce le due giovani protagoniste, Silvia ed Emina: attraverso un’amicizia non regolata da mediazioni adulte, e dunque libera da percorsi esistenziali preordinati, emerge un indubbio carattere di autenticità, che però fatica a riverberarsi sull’intero film. Se è vero, in altre parole, che il processo di crescita delle due bambine è il collante narrativo de La fuga, capace di portare a maturazione anche i rispettivi ambiti genitoriali, è altrettanto vero che tale processo si fonda più che altro sulla sola presenza scenica delle due coetanee, spesso penalizzate da dialoghi banali, pronunciati per di più senza un’adeguata solidità attoriale.

Affidare alle spalle di piccoli protagonisti il peso narrativo di un intero film è operazione notoriamente rischiosa. Proprio per questo aspetto il lungometraggio della Vannucchi, a cominciare dal voluto, semplicistico approccio con cui tenta di restituire senza spigoli il “naturalismo di strada” delle periferie metropolitane, va giudicato con doverose attenuanti. Restano però evidenti i limiti di una sceneggiatura che, pur animata da nobili intenzioni “educative” (nella descrizione di una distratta e apatica quotidianità borghese, segnata da incomprensioni e disturbi depressivi, e di una gioventù, quella del campo nomadi rom, dispersa nella marginalità sociale e nutrita di elemosina e furti), fatica ad amalgamare testi e sottotesti, interiorità ed esteriorità, inclusioni ed esclusioni.

Regia: Sandra Vannucchi

Nazionalità: Italia, Svizzera

Durata: 80’

Interpreti: Lisa Ruth Andreozzi, Madellena Halilovic, Filippo Nigro, Donatella Finocchiaro

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.