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LE EREDITIERE (Marcelo Martinessi)
Un ritratto al femminile intimo e sociale

Asuncion, Paraguay. Chela e Chiquita, entrambe discendenti da famiglie agiate, convivono da oltre trent’anni, ma dopo un tracollo finanziario sono costrette a vendere un po’ alla volta i beni ereditati. Quando Chiquita viene arrestata con un’accusa di frode, Chela è costretta ad affrontare una nuova realtà, improvvisandosi tassista per un gruppetto di anziane signore dell’alta società. In uno dei viaggi alla guida della vecchia auto, Chela incontra Angy, più giovane di lei: da quel momento le sue fragili certezze verranno rimesse in discussione…

Un sottile, inespresso senso d’abbandono pervade Le ereditiere, il lungometraggio d’esordio di Marcelo Martinessi vincitore all’ultimo Festival di Berlino del Premio Alfred Bauer e del Premio alla migliore attrice (Ana Brun). Un film tutto di (e sulle) donne, che del femminile, grazie ad una galleria di interpretazioni convincenti, conserva ogni sfumatura, all’interno di un contesto sociale, la borghesia paraguaiana, privilegiata ma accartocciata su se stessa, che si fa specchio di un Paese in dismissione, come i pezzi pregiati dell’arredamento di casa disposti ordinatamente sul tavolo del soggiorno da Chela e Chiquita, messi in vendita e acquistati da anonime “nuove ricche”.

Girato in pochissimi ambienti (l’appartamento, la prigione, l’automobile), solcato da una avvolgente scia malinconica, popolato di sguardi profondi, di gesti pacati, di toni sommessi, Le ereditiere vive di abbracci sinceri e di una dimensione affettiva portata sullo schermo con estremo pudore. In una sceneggiatura ermetica, nella quale il non detto si rivela più eloquente delle parole, la rigorosa messa in scena rintraccia riuscite simmetrie tra il decadimento fisico della protagonista e la deriva economica di un’intera classe sociale, riverberandole in dettagli svuotati di valore come il consueto, giornaliero vassoio di pillole e bevande preparato con cura ma ormai inadeguato.

Un esordio ragguardevole, dunque, quello di Martinessi, efficace nella descrizione di un ceto sociale un tempo agiato, invecchiato e destinato all’estinzione, e capace di trasmettere allo spettatore, nella stasi sentimentale di Chela e nella sua possibile “nuova vita”, una tensione al cambiamento che apre alla speranza. Storia di emancipazione, che per Chela passa dal mettersi al volante senza patente, Le ereditiere procede su una linea narrativa che incrocia la ricomposizione interiore della protagonista con lo svuotamento esteriore della propria abitazione. Fino all’arrivo di una donna, più giovane e determinata (chissà quanto reale o solo immaginaria), volano di un rinnovato senso di sé.

 

LE EREDITIERE
Regia: Marcelo Martinessi
Nazionalità: Paraguay, 2018
Durata: 95′
Interpreti: Ana Brun, Patricia Abente, Margarita Irun, Ana Ivanova Villagra

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.