Il 17enne Adam Henry si ammala di leucemia fulminante e necessita una trasfusione di sangue immediata. La famiglia e il ragazzo vi si oppongono in quanto Testimoni di Geova, l’ospedale fa causa alla famiglia e la questione viene affidata alla competenza del giudice dell’Alta Corte Britannica Fiona Maye chiamata a decidere se obbligare o meno il ragazzo, in quanto minorenne, a sottoporsi al trattamento nonostante le resistenze famigliari. Per facilitarsi lo spinoso compito, la donna decide di visitare personalmente Adam in ospedale, cercando di conoscere e capire il giovane e le sue ragioni con più consapevolezza.
Proteggere un ragazzo da se stesso e dalla sua religione. Ma quale giudice di qualunque tribunale può mai ergersi a “giudice della coscienza”? La domanda non prevede risposte come del resto non ne dà il dramma solido e rigoroso dal veterano Richard Eyre, che ha (r)accolto con rispetto il romanzo e l’adattamento dal medesimo di Ian McEwan. Una trasposizione cinematografica di un tale racconto non poteva, infatti, sortire esito formalmente migliore, e non solo in quanto rivisitato dal suo stesso scrittore. Costruito sul dualismo fra la vita privata e quella pubblica di Fiona (una straordinaria Emma Thompson), il legal-existential drama pone al centro la crisi di coscienza della donna giudice quando si trova davanti a un caso di rara complessità e sensibilità. Tale è reso ancora più delicato nel momento in cui Fiona incontra Adam, scoprendone delle qualità inattese. Ed è questo incontro in ospedale, addolcito dalla condivisa passione per la musica, a sancire la cesura drammaturgica dell’opera che da legale diventa più esistenziale in un movimento che passa figurativamente dall’esterno (la giustizia) all’interiorità (la coscienza); Il verdetto dunque non è solo “per” il giovane Adam bensì per la stessa Fiona che è costretta a tornare ab origine delle sue scelte come professionista, donna, essere umano. E’ evidente che McEwan, ancor prima di Eyre, abbia volutamente impresso sui protagonisti del suo “testo di formazione per adulti” una profonda simbologia spirituale, se non dichiaratamente biblica avendo dato al ragazzo il nome del primo uomo. Nel momento in cui egli perde il dio in cui crede (Geova) si trova smarrito in un limbo privo di identità e di fede, e tenta dunque di rintracciare nella figura della giudice il suo novello salvatore, il suo nuovo dio. Ma le conseguenze di questo disperato tentativo non tardano a mostrare i loro effetti. Eyre eredita la forza del testo originario in ogni sua dimensione mettendolo a punto una regia essenziale ma efficace.
THE CHILDREN ACT – IL VERDETTO
Regia: Richard Eyre
Cast: Emma Thompson, Fionn Whitehead, Stanley Tucci
Durata: 105′
GB 2018