Le ultime cose affronta con coraggio e realismo una realtà amara del nostro paese, scomoda da un punto di vista politico-sociale e ancora poco narrata a livello cinematografico: la questione del debito economico.
Il film, ambientato a Torino, si snoda attorno a un luogo fisico, il Banco dei pegni, nel quale si incrociano le vite dei vari protagonisti. Stefano è un perito che il banco lo frequenta tutti i giorni come impiegato: sta imparando il lavoro sotto la guida distorta di un direttore corrotto, che svaluta i beni per rivenderli ad un costo più alto nel mercato illecito. In questo giro finisce indirettamente nonno Michele, che per riuscire a tirare avanti e ad acquistare l’apparecchio acustico al nipotino, chiede un prestito ad un parente e viene da questi trascinato nella ricettazione. E ancora Sandra, una giovane transessuale che, in attesa di un lavoro, consegna al banco la sua pelliccia tenendo per sè un bottone.
Stefano, Michele e Sandra suscitano inevitabilmente nello spettatore un senso di profonda tenerezza e sim-patia. Sono in preda allo smarrimento e alla paura, sebbene tentino di dire di “no” a questo sistema per uscire dalla passività e dal ricatto. La giovane regista riesce allora a mitigare un tema drammatico e ostico grazie ad una regia scorrevole e alla sceneggiatura vivace, conducendo ad una necessaria riflessione, come essa stessa afferma, «sul debito economico e morale» tipicamente contemporaneo.