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L’INNOCENTE (Louis Garrel)
Amori e rapine

Sylvie, insegnante di recitazione in carcere e madre del 32enne Abel, che lavora in un acquario come guida per studenti, decide di sposare Michel, detenuto che sta per uscire di prigione dopo cinque anni dietro le sbarre. Sebbene la donna e il neo marito abbiano piani per il futuro, come l’apertura di un negozio di fiori, Abel, invece, non è affatto entusiasta della nuova relazione della madre. Convinto che Michel non sia onesto e non possa condurre un’esistenza lontano da criminalità e illegalità, decide, insieme alla sua migliore amica e collega Clémence, a indagare su Michel, spiandolo e seguendolo ovunque…

Al suo quarto lungometraggio da regista, Louis Garrel firma con L’innocente un film maturo e gradevole, un heist movie condotto con lucida consapevolezza sul filo di una gustosa, svagata ironia e sostenuto da una incisiva punteggiatura caratteriale dei quattro protagonisti. Fin dall’inizio si respira un’aria da commedia romantica, una leggerezza che si appoggia però su un fragile piedistallo esistenziale: dietro le battute stralunate, le buffe idiosincrasie e le situazioni surreali sono infatti percepibili, anche se sottotraccia, temi importanti e dirimenti: la paralisi relazionale dovuta alla morte prematura di una moglie (da parte di Abel, interpretato con accenti appropriati dallo stesso Garrel); l’incontinente esuberanza sentimentale di chi colleziona tre mariti in dieci anni (Sylvie); l’incapacità di rifarsi una vita dopo la dura prova del carcere (Michel); l’incertezza affettiva di chi ricerca l’amore solo su Tinder (Clémence).

Stabilite queste premesse, la sceneggiatura di Garrel (scritta con Tanguy Viel), vivificata dalle convincenti prestazioni dell’intero cast, procede spedita, inanella dialoghi frizzanti, mette felicemente a nudo pregiudizi e ossessioni e, da metà film in avanti, accelera sul suo doppio versante narrativo, la preparazione del furto di pregiato caviale iraniano e, parallelamente, l’intreccio amoroso, a sua volta declinato su duplice scala generazionale. Emblematiche, in questo senso, le prove di dialogo tra Abel e Clémence, che, davanti a Michel e al suo complice, inscenano maldestramente un litigio di coppia: questa ’”arma di distrazione” nei confronti del camionista che trasporta il prezioso carico, tale, nelle intenzioni della banda, da impedirgli di accorgersi della rapina in atto, genera uno spassoso cortocircuito metacinematografico tra finzione e realtà, con attori veri a fingere, su un set improvvisato, di fare gli attori per caso, manifestando palesemente la propria incapacità. Fino alla rocambolesca messa in atto del “colpo”, che, con le sue ricadute su tutti i protagonisti, conduce L’innocente sul binario d’arrivo di un intrattenimento giocoso e, allo stesso tempo, autoriale. Sprigionando, qua e là, il profumo inebriante del cinema di Truffaut.

Regia: Louis Garrel

Interpreti: Louis Garrel, Anouk Grinberg, Roschdy Zem, Noémie Merlant

Nazionalità: Francia 2022

Durata: 100’

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.