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L’UOMO FEDELE (Louis Garrel)
Girotondo degli affetti ironico e cinefilo

Otto anni dopo essersi lasciati, per un tradimento e una gravidanza inaspettati, Abel e Marianne si ritrovano al funerale di Paul, il miglior amico di Abel, che la donna nel frattempo aveva sposato. Questo tragico evento si rivela in realtà di buon auspicio: Abel e Marianne, infatti, tornano insieme. Così facendo, però, suscitano la gelosia di Joseph, il figlio di Marianne, che, appassionato di enigmi polizieschi, è convinto che la madre abbia avvelenato il padre, e soprattutto di Eve, la sorella di Paul, fin da ragazzina innamorata segretamente di Abel…

Operetta fintamente evanescente, che in un’ora e un quarto di proiezione usa la leggerezza dei toni per scendere in profondità nel girotondo degli affetti, provvisto di indubbia grazia cinéphile e debitore delle atmosfere frizzanti della Nouvelle Vague, L’uomo fedele si muove con nonchalance tra commedia sentimentale e indagine emotiva, con un velo di suspence a far scendere sul “dolce” cortocircuito che attrae i protagonisti un pizzico di “salata”, reciproca estraneità. Deve molto alla scrittura ironica e spiazzante di Jean-Claude Carrière il secondo film da regista di Louis Garrel, che conduce (anche se non fino in fondo) le schermaglie amorose nei territori enigmatico/esistenziali hitchcockiani. Pur confidando eccessivamente nel triplice voice over (a cui affida i pensieri e le parole più intime di ciascun personaggio), L’uomo fedele rinuncia consapevolmente a ogni malinconia e cinismo, innescando la miccia dell’andata/ritorno e sfrecciando con agilità e (in)consapevolezza dalla separazione al ricongiungimento, dal rifiuto all’accettazione.

Catalogo ragionato di “buone maniere”, dove lasciarsi e amarsi non appaiono comportamenti antitetici e dove la mancanza di reazione agli scompensi relazionali non è fattore di debolezza ma, al contrario, assimilazione del dolore e ripartenza di sé, il lungometraggio di Garrel sembra limitarsi a galleggiare in superficie, nel mare magnum della contraddittorietà dell’esperienza umana. Eppure il minimalismo domestico messo in scena riesce a generare empatia, anche grazie alle interpretazioni sensibili di Laetitia Casta, portatrice di mature sfumature attoriali, dell’effervescente Lily-Rose Depp (figlia di Johnny Depp e Vanessa Paradis) e dello stesso Garrel. Il quale, nel puntare la macchina da presa su di sé, si offre allo spettatore con un’innocenza candida in grado di contenere, al contempo, stupore, comprensione e rimpianto.

 

 
L’UOMO FEDELE
di Louis Garrel
Con Louis Garrel, Laetitia Casta, Lily-Rose Depp, Joseph Engel
Francia, 2018
Durata: 75’

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.