Il bravo attore Vincent Lacoste sembra essere destinato a rappresentare una categoria di parigino sopra le nuvole, di certo aiutato da quella sua “faccia un po’ così” che lo contraddistingue. In Mes jours de gloire incarna il tipo di ragazzo incapace di farsi una propria vita. Questa figura dei nostri tempi è cambiata negli ultimi vent’anni, non è più il ragazzone in casa coi genitori fino ai trent’anni e oltre, come in Tanguy (Étienne Chatiliez, 2001), ma è uscito senza successo dalla casa dei genitori – dai quali non è capace di distaccarsi, per cercare un’isola che non c’è, dove essere un nuovo Peter Pan senza pensieri e senza responsabilità.
Il giovane regista Antoine de Bary ci racconta di Adrien, un giovane che si comporta come un ragazzino. Da adolescente ha conosciuto il successo come attore, ma ormai sono passati più di dieci anni, e oggi Adrien non ha né fama né soldi. Sospeso tra la possibilità di una storia d’amore con una ragazza molto più giovane di lui e quella di un ritorno alla carriera di attore nel ruolo improbabile del generae De Gaulle, Adrien non è capace di entrare nel mondo adulto con la dovuta serietà. Non prova a diventare un uomo, non sa scorpire l’indipendenza, non cerca la vertigine dei primi passi e l’entusiasmo per un nuovo mondo, non prova seriamente a crescere neppure nella vita sessuale.
Antoine de Bary mette molto di suo in questo film, anch’egli, come il protagonista, è figlio di una psicologa e ha provato forte delusione quando è entrato nella vita adulta e quando si è trasferito a vivere da solo, fatto da cui è nata l’idea per il film. La pellicola è costruita come una commedia leggera, con un buon ritmo e molte trovate buffe, ma non va oltre questo, non diventa commedia di denuncia e non lascia l’amaro dopo la risata, semplicemente scorre via, senza troppe pretese, come il suo inetto protagonista.
MES JOURS DE GLOIRE
di Antoine de Bary
Durata: 98’
Francia
Interpreti: Vincent Lacoste, Emmanuelle Devos, Christophe Lambert, Noée Abita, Damien Chapelle