Il Signore ha creato medicamenti dalla terra,
l’uomo assennato non li disprezza.

(Siracide 38,4)

Come spettatori ci capita mai di sentirci fortunati? Di sentirci braccati da un cacciatore dello sguardo che, invece, di uccidere le nostre ultime energie ci restituisce ad una vita in pienezza? Mi è capitato nelle ultime ore… sequestrata da due film che mi hanno letteralmente traghettata verso l’altra sponda del fiume, di là in una terra non meno sfiancante ma, di grazia, oltre la mia persona, oltre quel “me” globale sempre più ingerente che soffoca ogni istinto di comunità. I due film sono PerdutaMente, il documentario di Paolo Ruffini e Ivana di Biase (Luce Cinecittà con uscita evento dal 14 febbraio) e Open Arms – La legge del mare, l’opera di lunga gestazione di Marcel Barrena (Adler con uscita dal 3 febbraio).

Entrambi sono accomunati da una profonda tensione a sovvertire la tendenza individualista che intacca la maggior parte delle esperienze e dei contesti che abitiamo. Come già sperimentato per la disabilità con Up&Down, Ruffini parte nuovamente per un viaggio stavolta alla scoperta dell’immensa provincia dell’Alzheimer, dove i riflettori si spengono e si accendono altre fiammelle. E se la mente è senza dubbio perduta, non lo è invece quel ti amo perdutamente che coniugi, figli, fratelli, amici e badanti sperimentano nella dinamica di cura di una persona dispersa nella decadenza neurodegenerativa.

Di veri dispersi è, invece, cosparso l’epico soggiorno nell’isola di Lesbo di Òscar e del suo team di bagnini spagnoli giunti in Grecia per capire cosa stava succedendo nel 2015 e ritrovandosi nel cuore di una massiccia migrazione per mare. “L’amore fa l’acqua buona” cantava Ivano Fossati e il protagonista ci offre, davvero, un assaggio di questo sentimento poetico con il suo slancio a farsi custode dell’umanità intrecciato al suo passato di dipendenza da alcol. Acqua che uccide e acqua che salva: una contrapposizione che mette in luce quel “Tutto chiede salvezza” per dirla con la narrativa di Daniele Mencarelli.

E se Sorrentino ci ha spronato a chiederci il senso di quel “non ti disunire”, qui arriva forte e chiaro il grido “non ti disperdere”: è l’invito sottotraccia dei soccorritori di queste avventure forse poco notiziabili ma, di certo, capaci di condizionare nel profondo la collettività. Lo si sente provenire dalle case alle prese da anni con il subdolo morbo e non meno si sente in mare aperto, nell’Egeo sulle tracce della storia vera di Òscar Camps, il fondatore di Open Arms.

Se lo sfinimento fisico è al centro di entrambe le opere, altrettanto lo è l’indagine dell’amore che consente di sostenerlo. Semplicistico è bollare queste gesta così lodevoli –  auto censuro la tentazione ça va sans dire di chiamarle eroiche – come un amore puro senza appagamento. Tutt’altro che agape? Il caregiver di PerdutaMente e di Open Arms è, a mio parere, ricambiato con un farmaco d’altri tempi: forse non sempre coscientemente ma ciascuno di loro si guadagna in cambio di tanta dedizione il processo sempre più raro del “Conosci te stesso”, per tornare alla Grecia da cui siamo partiti. Accudendo la vita dispersa ancoriamo noi stessi al prestigioso imbarcadero della nostra essenza.

Direte “non per tutti”… Qualcuno potrebbe, infatti, annegare cercando di salvare altri? Sono quelle che vengono definite le “seconde vittime” nelle case dei milioni di persone con l’ Alzheimer. E’ un rischio che corriamo due volte come figli dell’assurda idea, tutta occidentale, che possiamo essere indipendenti. Alcune risposte nei film ci sono – sì certo le domande sono sempre le regine della ricerca –, ma stavolta ci si porta a casa anche qualche indizio. Buona caccia!

 

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Sull'autore

Arianna Prevedello

Scrittrice e consulente, opera come animatore culturale per Sale della Comunità circoli e associazioni in ambito educativo e pastorale. Esperta di comunicazione e formazione, ha lavorato per molti anni ai progetti di pastorale della comunicazione della diocesi di Padova e come programmista al Servizio Assistenza Sale. È stata vicepresidente Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) di cui è attualmente responsabile per l’area pastorale.