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NOVEMBER – I CINQUE GIORNI DOPO IL BATACLAN (Cédric Jimenez)
La ‘catena di montaggio’ dell’intelligence

13 novembre 2015. Parigi è colpita al cuore da una serie di attentati di matrice jihadista che hanno come bersaglio lo Stade de France, dove sta giocando la Nazionale, diversi ristoranti e la sala del Bataclan, dove è in corso il concerto degli Eagles of Death Metal. Appena appresa la notizia, gli uomini dell’unità di intelligence, in stretto contatto con l’Eliseo, organizzano una strenua caccia all’uomo che, nell’arco di cinque estenuanti giorni di indagini finalizzate alla ricerca degli attentatori, arriverà a compimento…

L’osservazione ‘dal di dentro’ dei meccanismi di indagine delle forze antiterrorismo parigine, in un momento storico recente, tragico e cruciale, che ha provocato 131 morti e 494 feriti. E la meticolosa restituzione allo spettatore di una dinamica investigativa di estrema urgenza e massima allerta, con la descrizione di ogni dettaglio strategico alla detection e la messa a fuoco degli inevitabili riverberi psicologici, tesi e corrosivi, su tutti i protagonisti. Sono questi i tratti salienti di November: i “cinque giorni dopo il Bataclan” a cui fa riferimento il titolo italiano del film di Cédric Jimenez, anche se sospesi tra realtà e immaginazione, sono riallineati in rigoroso ordine cronologico da una sceneggiatura puntigliosa, che, lasciando l’orrore sempre fuori campo, si traduce in un ritmo narrativo da ‘catena di montaggio’ di azioni e reazioni e si concentra su una collocazione territoriale e ambientale credibile e coerente, tanto interna (gli uffici del distretto antiterroristico) quanto esterna (le strade di Parigi, il mercato di Saint Denis).

Le intercettazioni, gli interrogatori dei sospettati, le perlustrazioni, in auto e a piedi, le tattiche militari e i preparativi della missione conclusiva sono la ‘materia viva’ di sequenze gestite con precisione balistica, tutte concatenate alla ricostruzione dei fatti, all’identificazione e alla cattura dei responsabili delle stragi. Tutti i personaggi, di conseguenza, sullo scacchiere del lungometraggio di Jimenez sono pedine necessarie se non indispensabili. Se è vero che la figura apicale interpretata da Jean Dujardin e il ‘quadro intermedio’ costituito dal giovane capitano che ha il volto di Anaïs Demoustier sono i perni della vicenda, insieme alla testimone musulmana interpretata da Lyna Khoudri, è altrettanto vero che November trova piena densità nella sua molteplicità attoriale, in un gioco di squadra che, nel suo sguardo d’insieme, compone un ‘blocco’ professionale e umano messo però in crisi, sul finale, proprio nelle sue stesse fondamenta costitutive: la difesa e la tutela della legge.

Quanto è ‘sacrificabile’ in nome della giustizia? Fino a che punto è negoziabile la ricerca della verità? Lo spostamento di asse morale, in quel frangente, fa trovare un nuovo equilibrio al film, allontanandolo dal solo prodotto di genere per avvicinarlo, invece, alla riflessione esistenziale. Nessuna confusione di ruoli tra vittime e carnefici. Per nulla. Ma in November non si festeggia alcuna vittoria, perché a rimanere addosso, appiccicosa, è una sensazione generale di sconfitta. Una caducità straziante che avvolge, in un unico, doloroso abbraccio, sia i colpevoli che gli innocenti.

 

NOVEMBER – I CINQUE GIORNI DOPO IL BATACLAN
Regia: Cédric Jimenez
Interpreti: Jean Dujardin, Anaïs Demoustier, Sandrine Kiberlain, Jérémie Renier, Lyna Khoudri
Nazionalità: Francia, 2023
Durata: 105’

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.