Schede Cinema Filmcronache

Les passagers de la nuit (Mikhaël Hers)
Talk radio

Lasciata dal marito e reduce da un carcinoma al seno, Elisabeth si ritrova sola, responsabile della cura quotidiana dei suoi due figli. Trova lavoro in un programma radiofonico notturno, dove incontra Talulah, un giovane che decide di prenderla sotto la sua ala.

Parigi, gli anni ’80, la dimensione notturna nella quale si confondono fratture e rinascite: i temi che attraversano il quarto lungometraggio diretto da Mikhaël Hers sembrano essere già iscritti nella sequenza iniziale. Un prologo che, mentre assolve al compito di presentare i cinque protagonisti, ne preannuncia le relazioni e le traiettorie esistenziali, suggerendone contestualmente le speranze e le delusioni che gli daranno consistenza. Collegando con un efficace montaggio alternato la vicenda di Elisabeth, ritratta nel momento in cui si trasferisce nel nuovo appartamento con i suoi due film adolescenti per ricominciare la propria vita dopo la separazione dal marito e un intervento di mastectomia, con quella di Talulah, giovane errabonda intercettata nel momento del suo arrivo nella capitale francese. Due percorsi di vita incrociati proprio sul punto del rispettivo deragliamento, che tuttavia trovano conforto sia nella simbolica cornice storica in cui vengono fissati (la notte tra il 10 e l’11 maggio del 1981, ovvero quella dell’euforia estrema causata dalla vittoria della sinistra socialista che segnò anche l’inizio della “monarchia” di Mitterand), sia attraverso la calda e accogliente voce di Vanda Dorval, la conduttrice del programma radiofonico che dà il titolo al film. Les passagers de la nuit è infatti uno sperimentale programma di talk radio notturno che si dà contemporaneamente come il luogo fisico dove le due linee narrative trovano convergenza e quello astratto, incorporeo, perfetta metonimia del sesto (e forse più importante) protagonista del film, ovvero la metropoli francese. Tutti aspetti che evidenziano l’efficacia di uno script levigato e stratificato, firmato dallo stesso Hers con Maud Ameline e Mariette Désert, capace di ben svilupparsi attraverso un prologo e due atti (ambientati rispettivamente nel 1984 e nel 1988), ma il cui obiettivo è quello di concentrare il discorso sulle speranze e le delusioni di persone nelle quali si rispecchiano quelle di un’intera epoca.

Tuttavia sarebbe riduttivo limitarsi a sottolineare solo la sagacia dello script, in quanto la regia di Hers è altrettanto affilata. Pronta a fare tesoro della lezione di Rivette e di Rohmer — entrambi chiamati direttamente in causa in due sequenze che citano Le pont du Nord (1981) del primo e Les nuits de la pleine lune (1984) del secondo —, e il cui merito maggiore sta nel dar luce alla dimensione intima dei personaggi, ritraendoli nelle loro incertezze e nelle loro indecisioni per esplorarne proustianamente il tempo interiore. Quello in cui il senso della caducità delle cose si rispecchia nella malinconia che lo pervade.

Se lo script, la regia, così come alcune interpretazioni — quella assai sentita di Gainsbourg soprattutto, che mette in gioco se stessa attraverso il proprio corpo e la memoria delle proprie ferite, ma anche quella rimarchevole di Quito Rayon Richter nel ruolo del quindicenne figlio di Elisabeth — sono da considerarsi aspetti positivi de Le passagers, ce ne sono altri che invece convincono meno. Come ad esempio la figura di Talulah, cui la bella Noée Abita dona indubbiamente dolcezza, ma che manca (quasi) completamente nel restituircene la fragilità. Dando così al travaglio di un corpo ingabbiato (nella ricerca del sé, nella ricerca di qualcosa che lo possa com-prendere) una superficialità che purtroppo stride con il resto della messinscena.

Regia Mikhaël Hers

Con Charlotte Gainsbourg (Elisabeth), Noée Abita (Talulah), Emmanuelle Béart (Vanda Dorval), Quito Rayon Richter (Matthias)

Francia 2022

Durata 111’

Scrivi un commento...

Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).