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OLD MAN & THE GUN (David Lowery)
Redford, ladro gentiluomo

Forrest Tucker è un anziano rapinatore di banche dall’aspetto mite e affabile, più volte incarcerato ed evaso, autore di una serie di colpi che lasciano di stucco le forze dell’ordine. Insieme a due abituali complici, infatti, Tucker entra negli istituti di credito in pieno giorno e, con tutta calma e con fare gentile, minacciando direttori e impiegati ma senza utilizzare armi, si fa riempire di dollari una borsa in pelle. Sulle sue tracce si muove il detective John Hunt. E nella sua vita compare una donna, Jewel, che scopre di amarlo nonostante la professione che si è scelto…

Un film crepuscolare, ambientato negli anni ’80, con Robert Redford al passo d’addio, avendo annunciato a 82 anni il ritiro dalle scene. Il film scritto e diretto da David Lowery è un riuscito, nostalgico omaggio ad un cinema (quello di Redford, ma non solo) attento ai rapporti umani, alle affascinanti contraddizioni della vita, ai sogni che non devono indietreggiare di fronte alla realtà. Basato sull’omonimo articolo pubblicato nel 2003 sul New Yorker da David Grann, Old Man & the Gun condensa idealmente alcuni carismatici fuorilegge della straordinaria carriera dell’attore e regista americano. Certo, la pistola impugnata dal rapinatore di treni in Butch Cassidy qui è riposta nel cruscotto dell’auto di Tucker, scarica, e la meticolosa, colossale truffa de La stangata è limitata alla sola presenza scenica di un persuasivo, elegante furfante dai baffi finti. Ma non c’è dubbio che quei personaggi riecheggino in Old Man & the Gun, antieroi al pari di Forrest Tucker, ladro gentiluomo realmente esistito, all’interno di un western moderno intriso di senile malinconia, simbolo di un’epoca scandita ancora da una “lentezza” naturale, dal rimpianto dei tempi andati e dall’avvicinarsi alla fine del proprio cammino. Seguendo una narrazione piana ma empatica, il film di Lowery esercita dunque un sottile fascino d’antan, stabilendo un suggestivo parallelismo tra il pacato rapinatore e l’agente annoiato dal suo lavoro: Tucker e Hunt si vedono riflessi l’uno nell’altro, sospinti da reciproco rispetto e ammirazione, l’uno (in fuga) trovando nell’altro (che gli dà la caccia) un condivisibile “stile di vita”. E viceversa.

Insieme al legame affettivo di Tucker con la Jewel impersonata da Sissy Spacek, la simbiosi tra il difensore della legge e l’outlow man è la molla emotiva di Old Man & the Gun, un antagonismo che sfocia in comprensione intima, sorretto da sequenze esemplari. Come quando Hunt, nella centrale di polizia, coglie, stupito, il sorriso di Tucker durante una rapina, ripreso da una telecamera di videosorveglianza della banca, invidiandogli quella “scintilla” che vivifica l’esistenza e che lui pare aver smarrito. O come quando Tucker, seduto in compagnia di Jewel in un locale dove c’è anche Hunt, entra nella toilette del bar dove si è infilato il poliziotto, che lo cerca per arrestarlo, parlandogli amichevolmente, come da padre a figlio.

Con le rughe ben esposte sul volto, con le dita delle mani solcate dagli anni e piegate a forma di pistola, mimando lo sparo di un proiettile mai esploso, Robert Redford è ammirevole nel prestare al suo personaggio un fascino senza tempo, lasciando trapelare, nel suo cuore di impenitente artista della rapina a capo di una “banda di vecchietti d’assalto”, un groviglio di rimorsi, rinunce, errori mai confessati nemmeno a se stesso. L’anima nascosta di un individuo volontariamente contraddittorio. O, come ha scritto David Grann sul New Yorker descrivendo l’incredulità degli agenti che arrestarono Tucker a 78 anni, il ritratto a due facce di “un pensionato che sembrava aver appena finito di cenare all’ora delle galline”.

Regia: David Lowery

Nazionalità: Usa, 2018

Durata: 93′

Interpreti: Robert Redford, Casey Affleck, Sissy Spacek, Danny Glover, Tom Waits

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.