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MOSCHETTIERI DEL RE – LA PENULTIMA MISSIONE (Giovanni Veronesi)
Il ritorno della "commedia all'italiana" in costume.

Sono passati tanti anni dalle loro mirabili gesta e ormai nessuno si ricorda più di D’artagnan, Porthos, Aramis e Athos. Solo la regina Anna crede possano ancora compiere importanti imprese, tanto da affidar loro un’importantissima missione che dovrebbe salvare la Francia dagli intrighi del Cardinale Mazzarino e mettere così in salvo gli Ugonotti perseguitati. I quattro così si riuniscono ancora una volta, rimettono insieme i pezzi e iniziano la nuova avventura assistiti da un servo muto e da un’affascinante ancella.

Lontanamente ispirato a Vent’anni dopo, Moschettieri del re – la penultima missione in realtà non ne è la fedele trasposizione, in quanto è composto da una serie di trasformazioni e ribaltamenti narrativi che ne fanno un testo assai diverso dal secondo titolo della celeberrima trilogia dedicata ai “I tre moschettieri” da Alexandre Dumas padre. Se infatti il contesto storico è lo stesso («suppergiù il 1650», ovvero il momento in cui era in auge il cardinale Mazarino a causa della tenera età di Luigi XIV), sono diversi sia i motivi della “richiamata alle armi” dei moschettieri (nel romanzo per combattere la Fronda, nel film per mettere in salvo gli ugonotti), sia la persona che spinge affinché essa si realizzi (nel romanzo Mazarino, nel film la regina Anna). Spostando in tal modo l’accento su un tema (le “guerre di religione”) che ha caratterizzato il secolo e che oggi sembra essere ancora drammaticamente attuale.

Tuttavia il diciottesimo lungometraggio da regista di Giovanni Veronesi s’ispira di fatto a quel sottofilone della “commedia all’italiana” che ne rappresentò la sua declinazione “in costume”, e che imperversò con grande successo nella seconda metà degli anni ’60 (La mandragola, Una vergine per il principe, Le piacevoli notti e, soprattutto, L’armata Brancaleone). Una scelta certamente apprezzabile, se non altro per il tentativo di percorrere strade differenti dagli ormai obsoleti “cinepanettoni”, ma che purtroppo non si rispecchia nell’esito. A dispetto dei buoni propositi del soggetto (firmato insieme alla sceneggiatura dallo stesso Veronesi insieme a Nicola Baldoni), di un cast attraente e potenzialmente esplosivo nonché di un impianto produttivo ormai raro nel panorama del cinema nostrano infatti, Moschettieri del re delude le aspettative che portava con sé fin dall’annuncio del progetto. L’idea dell’improbabile francese parlato da Favino/D’artagnan si esaurisce infatti presto perché non ben alimentato dalla sceneggiatura, le battute (cui si dà largo spazio) funzionano solo in minima parte e la regia nelle scene di azione è spesso approssimativa. Si esce dunque dalla sala con la sensazione che l’occasione è stata colta solo in parte e che il modello de L’armata Bracalone rimane molto distante.

Regia Giovanni Veronesi

Con Pierfrancesco Favino (D’artagnan), Valerio Mastandrea (Porthos), Rocco Papaleo (Athos), Sergio Rubini (Aramis), Margherita Buy (la regina Anna), Alessandro Haber (il cardinale Mazarino)

Italia 2018

Durata 109’

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).

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