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PASSIO CHRISTI: UN FILM TEATRALE
I versi di Luzi e l'umanità della sofferenza per il cammino pasquale

In questa Pasqua che per il secondo anno ci vede afflitti dalla tragedia della pandemia, l’esigenza di una rinascita, spirituale e non, si fa sentire con particolare forza: difficile ritrovare la speranza dopo un anno terribile e tanti lutti, difficile ma proprio per questo ancor più necessario. La poesia e l’arte possono aiutarci in questo percorso di Resurrezione e di Speranza? Ne era convinto Giovanni Paolo II che nel 1999 commissionò a Mario Luzi quindici poesie da recitare ad ogni stazione della via crucis.

Quando seppe dell’incarico il poeta fiorentino scomparso nel 2005 ebbe un sussulto: «Non era solo un dubbio di insufficienza e di inadeguatezza – scrive Luzi – era anche di più il timore che la mia disposizione interiore non fosse così limpida e sincera quanto il soggetto richiedeva». Era un onore e un onere che il poeta affrontò con grandissima dedizione fino alla sera del 2 aprile 1999 quando l’opera La Passione venne letta da Sandro Lombardi e Lucilla Morlacchi durante le celebrazioni della Settimana Santa al Colosseo, alla presenza di Papa Giovanni Paolo II.

Non è un caso quindi che proprio per questa Pasqua così particolare i versi di Luzi tornino a risuonare in tutto il loro significato e la loro potenza grazie a Moni Ovadia e Michele Placido, protagonisti di Passio Christi, un evento che unisce teatro e cinema e che verrà trasmesso in streaming il 2 aprile (come nel 1999) alle ore 21 sul Canale Youtube Teatro Comunale di Ferrara. Un’occasione per celebrare insieme la Passione, anche se lontani, che potrebbe diventare anche un suggestivo spunto per la catechesi di Pasqua.

Il progetto originale prevedeva una performance dal vivo, diffusa in tutta la cittadina estense dalle sei del mattino del sabato Santo con coro, orchestra e voci recitanti, ma la pandemia tuttora in atto ha imposto una radicale variazione di programma, trasformando l’evento in presenza, ovviamente proibito, in film teatrale. Le riprese si sono concluse lo scorso 24 marzo e si sono svolte in alcuni luoghi fortemente simbolici di Ferrara, come il Castello Estense dove nel 1943 furono fucilati undici oppositori del regime fascista, una vicenda drammatica che viene evocata dalla passione di Cristo. Il centro della performance è il Teatro Comunale usato in ogni suo spazio, dal sottopalco al ballatoio, e dando visibilità non solo gli interpreti ma ad ogni maestranza: macchinisti, costumisti, tecnici a testimonianza della tragica situazione dello spettacolo dal vivo. Ne è venuto fuori è un progetto particolare, una commistione tra teatro e cinema in cui al testo del poeta toscano si legano altri testi, tra cui il Salmo 23 e 24 della Bibbia, il Lamento sotto la croce da Mistero Buffo di Dario Fo e lo Stabat Mater di Giovan Battista Pergolesi, che farà anche da leitmotiv musicale dell’opera, nella versione diretta da Claudio Abbado alla cui memoria il Teatro Comunale è dedicato.

La vera qualità dei versi di Mario Luzi è il senso dell’umano. Cristo, quasi spogliato del divino che è Lui, scivola nell’oscuro della propria umanità, dal momento della cattura fino alla crocefissione. È questa attenzione all’umanità, questo accento sull’universalità del dolore che ha ispirato il regista Placido nella scelta di affiancare alla Via Crucis il ricordo degli olocausti, dei genocidi e dei calvari umani, a partire dalla tragedia siriana. E del resto le quindici poesie di Luzi non seguono le canoniche stazioni, ma accanto alla storia prende spazio il pensiero, le sue angosce, la paura, la preghiera ed è la cifra umana di Cristo a risaltare, accanto a una fede incrollabile: «Tu entri nel groviglio umano e lo disbrogli / pure così lontano come sei nella tua eternità / da questi nodi delle esistenze temporali».

“Non ho messo in scena Cristo – racconta Placido – non si può mettere in scena Cristo. Ho messo in scena un pazzo che si crede Cristo. Un Cristo quasi caravaggesco, uno degli ultimi, che si nasconde fra gli anfratti di un teatro ormai chiuso, polveroso e dimenticato. E risorge per vivere, ha voglia di vivere ha voglia di andare in croce. Chiede al Padre Eterno di non farlo soffrire troppo, andrà in giro per questo teatro nascondendosi, rivelandosi, spiando e guardando il suo Golgota. Oggi il teatro chiuso è il Golgota”.

Ecco quindi che la poesia e la Fede ci accompagnano in questo cammino di Resurrezione, non solo dalla pandemia ma dalla sofferenza umana tutta, ed ecco che lasciarsi trasportare dai sublimi versi di Luzi può essere un viatico salvifico per una Pasqua che sia davvero e per tutti rinascita.

Qui il link per seguire l’evento: www.youtube.com/channel/UCnQLBkhw-ZX5e4A52b4WofA

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Sull'autore

Marina Saraceno

Diplomata all'Accademia Nazionale d'Arte Drammatica "Silvio D'Amico" e laureata in Scienze della Comunicazione con una tesi sul teatro tradizionale cinese. In teatro ha lavorato con Luca Ronconi, Mario Scaccia, Jacques Decuvellerie. Ha lavorato per la comunicazione e la promozione culturale, tra gli altri, con il Teatro Nazionale di Roma, L'Associazione Italiana Editori, l'Ente Teatrale Italiano, Rai Trade, l'Unione des Theatres d'Europe, il Teatro Stabile del Veneto, il Progetto Domani per le Olimpiadi di Torino e la Fondazione Comunicazione e Cultura della CEI. Come giornalista ha collaborato con l'agenzia com.unica, il bimestrale Sale della Comunità, il settimanale pagina99