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PATAGONIA (Simone Bozzelli)
Un'opera prima brilla al Festival di Locarno 2023

“Per lavorare con me bisogna essere empatici” dice Agostino a Yuri. E forse sta proprio in questa frase il disvelamento della metafora di Patagonia, opera prima del talentuoso Simone Bozzelli (28 anni, diplomato al Centro Sperimentale di Cinematografia, un video cult per i Maneskin e un pugno di corti presentati a Venezia), in concorso al Festival del cinema di Locarno 2023. Come a dire: per lavorare con i nostri lati oscuri, le nostre manie, le soffocate perversioni, gli abissi del male, bisogna essere disposti a metterci nei panni dei personaggi.

Agostino è un animatore di feste per bambini che gira in camper, personalità narcisista e seducente dalle mefistofeliche propensioni, interpretata da Augusto Mario Russi, letteralmente “pescato” nel mondo dei rave. Yuri rappresenta il puro di cuore, l’ingenuo borderline cresciuto tra i desolati orizzonti della campagna abruzzese, con il volto timidamente torvo di Andrea Fuorto. Un incontro che incendia (come i “fuochi” della Patagonia), e ci obbliga a contemplare le forze feroci che strisciano sotto le “piccole molestie quotidiane”, come le ha definite il regista, fatte di dinamiche manipolatorie, giochi di potere, travasi di colpe per non essere ciò che piace agli altri.

Questa coppia di anime perse, unita dal sogno di fuggire in Patagonia, si agita all’interno di un microcosmo di coetanei nomadi, tra i venti e i trent’anni, che affrontano un eterno presente di privazioni e marginalità, talmente estreme da minare continuamente l’impronta neorealista del film. Continuamente salvata però dall’estetica di una macchina da presa 16mm inchiodata sui volti degli attori, sulle loro emozioni, le loro fatiche, le loro paure, riproducendo da una parte una visione claustrofobica come l’esistenza dei personaggi, e dall’altra decontestualizzando la vicenda, per portarla ad una dimensione simbolica e spirituale.

Suggestioni prese da Fassbinder e Haneke, per ammissione dello stesso Bozzelli, con inquadrature che fluttuano dalle parti del Dogma 95, e atmosfere che ricordano La strada di Fellini. Il tutto shakerato da una crew completamente under 30, che, se non altro per questioni anagrafiche, non ammette compromessi. Il film, in uscita al cinema il 14 settembre, ha vinto il premio della Giuria ecumenica.

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Sull'autore

Elena Grassi

Laureata in Scienze delle comunicazione all’Università di Trieste, ha conseguito il master in Educazione audiovisiva e multimediale e il Dottorato di Ricerca in Scienze Pedagogiche all’Università di Padova. Giornalista e critico cinematografico, lavora da educatore audiovisivo per enti pubblici e privati ed è consulente per l’Acec del progetto Junior Cinema.