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PAVEMENTS, la recensione del film di Alex Ross Perry
Sui marciapiedi della musica indie

Pavements

Quanto ci si può divertire nel fare un film? Molto! Soprattutto se il soggetto è una storia sgangherata di musica indie narrato con il linguaggio del cinema indipendente. Alex Ross Perry sbarca al Lido e presenta in concorso ad Orizzonti un documentario del tutto originale nel formato e negli intenti. Pavements, nei suoi 128 minuti di durata (forse troppi), vuole dirci tutto del gruppo indie americano meno noto, seppur talentuoso, degli anni Novanta. Il regista, con la collaborazione dei membri della band, crea quello che definisce un “ibrido prismatico di forme narrative, sceneggiate, documentaristiche, musicali e metatestuali”.

Il pretesto sono i preparativi per il reunion tour del 2022. Inoltre è in preparazione un musical basato sulle canzoni dei Pavements, un museo temporaneo dedicato alla loro storia e un film biopic hollywoodiano ad alto budget, in lavorazione nel 2023, ispirato alla loro saga, in quanto band simbolo di una generazione, con attori del calibro di Joe Keery nel ruolo del front-man Stephen Malkmus e Jason Schwartzman in quello di Chris Lombardi. Il docu-film unisce filmati di repertorio (concerti, interviste, apparizioni televisive) con riprese delle prove del musical, del film e con la documentazione della apertura e chiusura del museo. Un film che, nella sua non linearità, parla agli appassionati e ai fan e lascia in disparte, volutamente, chi non lo è, disorientando lo spettatore nella mole di materiali reali e di fiction.

Il regista si oppone formalmente al cinema di documentario musicale, alle riprese ben fatte e normalizzate dal linguaggio mainstrem, dedicando spazio alla narrazione classica solo nei momenti di ripresa delle prove per il biopic hollywoodiano, tutto il resto è un documentario dalla forma scanzonata che sarebbe piaciuto moltissimo sulle televisioni musicali degli anni Novanta.

Si tratta, in effetti, come esplicitato nei titoli di coda, di diversi lavori uniti in un macro omaggio, una celebrazione di quella che viene definita “la band più influente del mondo” con chiaro intento sarcastico che emerge solo dopo la prima mezz’ora di proiezione. Quando si capisce a che gioco vuole giocare il regista Alex Ross Perry, la pellicola, pur nella sua frammentarietà ed eccessiva lunghezza, risulta ben riuscita, sorretta dall’ironia e dall’autoironia, soprattutto da parte dei membri della band, strappando qualche sorriso. Elogiabile anche l’inatteso cameo dei registi Greta Gerwig e Noah Baumbach, sull’onda del successo di Barbie (2023). Inoltre, spesso, sono presenti  provocatori riferimenti ad altre band più celebri, come i Nirvana, i Radiohead o gli Smashing Pumpinks, bersagliati e insultati, scatenando nello spettatore una sincera risata.

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Sull'autore

Simone Agnetti

Simone E. Agnetti, Brescia 1979, è Laureato con una tesi sul Cinema di Famiglia all’Università Cattolica di Brescia, è animatore culturale e organizzatore di eventi, collabora con ANCCI e ACEC, promuove iniziative artistiche, storiche, culturali e cinematografiche.