Dal Dopoguerra la cinematografia giapponese ha assegnato ai film giovanili (seishun eiga) il compito di rivelare le idiosincrasie e le crisi della nazione, innervando, di volta in volta, i racconti delle problematiche più urgenti della contemporaneità. In questo genere del cinema nipponico si iscrive pienamente Happyend di Neo Sora, in concorso a Venezia negli Orizzonti. Una delle tematiche centrali è la discriminazione subita dagli zainichi (coreani residenti in Giappone) e dai pochi immigrati presenti nelle scuole superiori.
I giovani ai margini di Happyend
Questi giovani marginalizzati agiscono come oppositori all’autorità, in una società poco avvezza alla multietnicità. Lo spettatore occidentale fatica a distinguere i tratti somatici di chi è immigrato asiatico dagli autoctoni, solo il racconto di Sora ci rivela le distinzioni culturali che pongono il confine tra chi può ambire alle posizioni più alte della società e chi deve restare umile.
In un futuro prossimo, schiacciato dall’architrave di un possibile disastro sismico, la tecnologia è al servizio del governo e del potere. Yuta e Kou stanno per diplomarsi alle superiori a Tokyo, vivono le bravate tipiche della loro età con un gruppo di amici di varia provenienza. Una notte fanno uno scherzo molto pesante al loro preside, con gravi conseguenze che portano all’installazione di un sistema di videosorveglianza informatico nella scuola.
Tutti sono schedati e riconosciuti dalle telecamere. Mentre queste misure di sicurezza estreme prendono piede e si aggrava la situazione politica nazionale, Kou prova sempre più frustrazione nei confronti del mondo, mentre Yuta ne resta indifferente. La coscienza politica di Kou inizia a emergere quando questi si confida con un altro studente, attivista appassionato, e prende le distanze da Yuta con l’idea che l’amico non capirebbe mai i suoi nuovi interessi.
Tra crescita e politica
Happyend amplifica le dinamiche sociopolitiche già presenti nel Giappone di oggi: il governo di destra nazionalista non riesce a frenare il numero crescente di immigrati, consentendo a bambini di etnie e classi diverse di crescere a stretto contatto. Insieme all’Italia, il Giappone è una delle nazioni più anziane del mondo a livello anagrafico, condividendo la denatalità e tutti i problemi che ne conseguono.
Diversamente dal Giappone, la nostra nazione ha una lunga storia di migrazione e di accoglienza, per cui certe rigidezze ci appaiono eccessive e distanti.
Dice il regista: “Happyend riguarda la deriva naturale di un’amicizia, ma indaga anche il modo in cui forze più grandi possono inconsciamente plasmare le nostre vite e i nostri rapporti.” Cresciuti in un clima adulto ansioso, gli adolescenti protagonisti di Happyend cercano ciascuno il modo di elaborare la loro inquietudine e trovare la loro maturità.
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