Max è un diciannovenne brillante e appassionato di tecnologia che vive con la famiglia nel profondo Veneto. Dopo l’esame di maturità, insieme agli amici Filippo e Anna ha in programma un viaggio in Spagna per celebrare la fine del percorso scolastico, ma tutto cambia quando riceve una mail di Robert Price, fondatore di un incubatore di start-up a Roma, interessato all’app che Max ha creato per aiutare i giovani a orientarsi nel proprio percorso universitario. Un’opportunità probabilmente unica, per gli orizzonti lavorativi che potrebbe spalancare, ma, allo stesso tempo, un rischio minaccioso e subdolo, per l’impulso ad una crescita forse troppo repentina…
“Gli squali devono continuare a nuotare, se vogliono respirare”, dice Anna a Max prima che egli sciolga le sue riserve, abbandoni gli amici di scuola e salga sul treno che lo condurrà a Roma. Una frase che il ragazzo, incaricato da Price, in un corso sulla leadership, di motivare le nuove leve dell’azienda high tech, farà sua, accolta con isterico fervore dagli stessi aspiranti creativi: “Bisogna essere squali”, scandisce con forza e trasporto, “in grado di scivolare in un mondo instabile. Non possiamo restare immobili, ma sempre in movimento per non venire risucchiati!”.
Non c’è dubbio che, nell’adattare l’omonimo, secondo romanzo di Giacomo Mazzariol dopo il bestseller Mio fratello rincorre i dinosauri, l’esordiente Daniele Barbiero abbia raccolto le suggestioni di un coming of age inevitabilmente ricco di incertezze, inadeguatezze, scarti, fratture ma anche slanci, tensioni interiori, euforie giovanili, enfasi iperboliche. Squali chiama in causa decisioni adolescenziali fondamentali, interpellando i protagonisti e, di riflesso, gli spettatori su quali strade intraprendere per diventare grandi, su quanto e quando ci si possa sentire pronti nell’abbracciare davvero la vita. Il problema, però, è che nel film tale, delicata fase di transizione si concretizza in una reiterazione schematica e didascalica: la sceneggiatura, firmata da Mauro Graiani, si avvita infatti su una sistematica struttura antinomica, nella quale la riflessione sulle scelte, libere od obbligate, convinte o imposte, si nutre di continui, conflittuali dualismi (l’immobilismo della provincia contrapposto all’effervescenza della metropoli, l’integrità morale al cinismo manageriale, la purezza delle idee alla bieca materialità dei profitti, la sincerità dell’amicizia all’opportunismo dei rapporti interpersonali…).
Così, anche a causa di alcune, inopportune ‘strizzate d’occhio’ (lo sguardo in macchina e, di conseguenza, il dialogo diretto con il pubblico), l’opera prima di Barbiero accentua i propri difetti e non ne evidenzia i pregi, che pure ci sono, esponendo il giovane protagonista ad una ‘frontalità’ che avrebbe richiesto maggiore attenzione, senza le forzature alle quali, invece, Max risulta sottoposto: troppo ingenue e stereotipate le sue sottomissioni, troppo bizzosi e programmatici i personalismi caratteriali del suo boss, troppo fulminee alcune svolte nella vicenda e, soprattutto, troppo prevedibili gli snodi fondamentali della storia. Squali, insomma, non morde e non sbrana, pur stando dalla parte di una GenZ rassegnata ma coscienziosa.
Regia: Daniele Barbiero
Interpreti: Lorenzo Zurzolo, James Franco, Francesco Centorame, Ginevra Francesconi
Nazionalità: Italia, 2025
Durata: 107’
