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The Other Side of the Wind (Orson Welles)

The Other Side of the Wind è un film al quale Orson Welles ha lavorato per anni, le riprese durarono dal 1970 al 1976, e il montaggio, tra continue interruzioni, non è arrivato che a 45 minuti quando, nel 1985, il grande regista perse la vita. È stato il montatore Bob Murawski, insignito oggi del premio Campari, a completare l’opera, dopo altre e nuove vicissitudini tra gli eredi.

Visto oggi sembra davvero un film testamentario, perché al centro della storia c’è un anziano regista sulla via del tramonto, che a sua volta vuole realizzare un film per il quale arriva soltanto a una parte del montaggio. Unopera di metacinema, nella quale via via fiction e realtà si scambiano le parti, e si intrecciano, si attirano – i corpi nudi esposti e tentatori – e si respingono. È anche motivo di parlare dellambiente cinematografico, anche quello italiano, citando Antonioni, Bertolucci, Pasolini, di svelarne meccaniche e tensioni, nei fitti dialoghi.

Cera grande attesa per questo film: pensare che un autore dellimportanza, della forza, delloriginalità di Orson Welles torni in vita attraverso la sua opera, emoziona, crea entusiasmo, aspettativa. Proprio per questo è difficile ammetterlo, ma bisognerà pur dirlo: The Other Side of the Wind è un brutto film. Confuso, teso, umorale, caotico, inconcludente. Certamente quando è stato concepito, prima del 1970, i temi che affronta erano nuovi, forti, aperti al dibattito culturale, ma oggi che questo intreccio tra fiction e realtà è stato declinato in innumerevoli modi, non fa che dimostrare la sua debolezza. Allora ci si chiede se abbia senso riprendere in mano un film abortito, non abbandonato a causa della morte, ma ben prima, quando forse lo stesso Orson Welles si era accorto di aver preso una strada sbagliata. No, è meglio ricordarlo per i suoi capolavori.

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Sull'autore

Alessandro Cinquegrani