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TROMPERIE (INGANNO) – Arnaud Deplechin
La realtà dell'immaginazione

Philip, scrittore americano a Londra, dialoga con le donne della sua vita, in particolare con la sua amante inglese, intelligente, colta e compromessa da un matrimonio a cui a soli trentacinque anni, si è già rassegnata. Da mesi abdica il talamo nuziale per fare l’amore, parlare e discutere solo con lei, nutrendo di parole il suo insaziabile appetito di scrittore. Amanti, spose, amiche rifugiate o terminali, studentesse bipolari, parlano tutte attraverso la voce di Philip, perfino in sogno. Nessun filo conduttore lega queste conversazioni se non l’eco lancinante delle ossessioni del suo autore. Feticista delle parole, Philip è in ascolto assoluto delle donne che lo circondano.

Il dodicesimo lungometraggio di uno dei maggiori esponenti del cinema francese contemporaneo – il suo precedente Roubaix, une lumière è probabilmente uno dei titoli più sottovalutati degli ultimi anni – è la trasposizione audiovisiva dell’omonimo romanzo pubblicato da Philip Roth nel 1990. Un’opera considerata minore, ma seminale nel percorso espressivo dell’autore statunitense — è  infatti il primo romanzo di fiction nel quale il protagonista prende il suo stesso nome, abbandonando dunque le vesti del suo celebre alter ego Nathan Zuckerman —, che sembrava fin qui intraducibile (o quantomeno assai difficile da trasporre) per lo schermo, in quanto costituita da ininterrotti dialoghi tra il protagonista e la sua amante inglese. Dialoghi tutti incentrati sui temi cari a Roth come l’adulterio, il sesso (anche se qui è meno esplicito rispetto ad altre sue opere), l’antisemitismo e la morte. 

Quella di Deplechin è dunque un’operazione complessa, nella quale tuttavia l’autore di Roubaix trova la chiave giusta, scegliendo di rappresentare la vicenda con raffinatezza discorsiva e una libertà espressiva che  in taluni momenti ricorda quella della Nouvelle Vague. Libertà che comincia dalla scelta di mantenere il contesto del romanzo (sostanzialmente la Londra anni ’80, con qualche escursione a Praga e a New York), ma di deanglicizzarlo totalmente. Ovvero scegliendo tutti attori francesi che parlano in francese, producendo in tal modo un detournement – e un conseguente allargamento – dell’orizzonte discorsivo. Tromperie risulta così un’efficace traduzione testuale tutt’altro che illustrativa che, se da una parte ha il merito di lasciare grande spazio creativo ai suoi due protagonisti – le cui brillanti interpretazioni li rendono veri e propri co-autori del racconto -, dall’altra informa con intelligenza le macro categorie della narrazione. Agendo sia sulla sua temporalità, ovvero articolando il film come un lungo flusso di coscienza nel quale si perdono le connotazioni meramente cronologiche per favorirne i nessi emozionali e la loro verticalità; sia sulla sua spazialità, costruendo un curioso quanto seducente meccanismo di messinscena che riproduce lo spazio mentale del proprio personaggio-autore. Spingendo così lo spettatore a entravi dentro, a condividerne le sensazioni, le seduzioni, le profonde contraddizioni che lo animano, per poi alla fine — esattamente come fa Roth nel romanzo — spiazzarlo. Facendo così di Inganno una profonda riflessione sull’inscindibile quanto ingannevole rapporto tra immaginazione e realtà di cui la letteratura (per Roth) e il cinema (per Deplechin) sono la mediazione. Un testo costruito su un raffinato gioco di specchi nei quali l’immagine del vero si mimetizza sotto quella della sua apparenza. Perché se è vero ciò che scrive Roth nel romanzo (“la vita è sempre una forma leggermente distorta di letteratura”), Deplechin ci porta a trovare un equivalente cinematografico, laddove il racconto per immagini e suoni è il mezzo che ci permette di dare corpo alla nostra immaginazione. A trovare il luogo dove essa s’incarna.

TROMPERIE
Regia di Arnaud Deplechin
Con Denis Podalydès, Léa Seydoux, Anouk Grinberg, Emanuelle Devos
Francia, 2021
Durata 105’

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).