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TROPPA GRAZIA (Gianni Zanasi)
Quando appare la Madonna

Dopo aver deciso di lasciare il marito, Lucia inizia una nuova vita con la propria figlia, cercando di proseguire nel miglior modo possibile il suo lavoro di geometra e di destreggiarsi tra difficoltà sentimentali ed economiche. Quando però, durante una giornata di lavoro su un terreno in cui il Comune vuole edificare un grande edificio, inizia a vedere la Madonna, la sua vita si fa ancora più complicata. Perché la Vergine pretende che sia proprio lei a fermare l’operazione edile, convincendo gli uomini a costruire una chiesa sul terreno selezionato.

Nonostante il suo film d’esordio (Nella mischia, 1995) lasciasse intravedere uno sguardo delicato e personale, capace di distinguersi tra gli innumerevoli esordi di un decennio che da molti veniva celebrato come quello della “Rinascita” della cinematografia nostrana, la carriera di Gianni Zanasi non è stata semplice come lasciava intravedere quella vivace e genuina “opera prima”. Gli alti e bassi che l’hanno contraddistinta hanno così prodotto una filmografia in cui le pause tra un titolo e l’altro sono diventate molto ampie, al punto che, giunto al 24esimo anno di carriera, il regista emiliano con Troppa grazia firma “appena” il suo sesto lungometraggio. Forse per questo il suo nuovo lavoro sembra essere “esemplare” di questa mercuriale attività, capace di contenerne sia i pregi che i difetti.

Presentato a Cannes 2018 (nella sezione della “Quinzaine des realizateurs”), dove peraltro è stato insignito del premio “Label Europa Cinemas” come miglior film continentale, il sesto lungometraggio di Zanasi è una commedia dai toni surreali che si avvale di buone interpretazioni (oltre alle, come sempre, significative performance di Alba Rohrwacher, Elio Germano e Giuseppe Battiston vale la pena citare anche quella di Carlotta Natoli), di una fotografia vivida e ben adeguata al racconto (a firma di Vladan Radovic, che ben padroneggia le tonalità “calde”), ma anche di una scrittura altalenante e non del tutto risolta, caratterizzata da intuizioni felici e altre meno convincenti. Esattamente come lo sguardo di Zanasi che, quando sembra libero da vincoli drammaturgici e produttivi, sembra volare alto, talvolta anche in zone poco o per nulla esplorate dal nostro cinema. Senza tuttavia abbandonarsi mai veramente alla sua anima visionaria, alle delicatezza delle sue notazioni psicologiche, ai repentini cambi di ritmo di cui si costituisce, per tornare – a volte troppo velocemente – in zone più sicure narrativamente e in territori più riconoscibili semanticamente. Uno sguardo incerto proprio come il suo personaggio principale, capace di vedere là dove gli altri non sono in grado, ma forse troppo intimorito da ciò che proprio quelle visioni potrebbero produrre.

 

TROPPA GRAZIA
Regia: Gianni Zanasi
Con Alba Rohrwacher (Lucia), Elio Germano (Arturo), Giuseppe Battiston (Paolo), Hadas Yaron (la Madonna), Carlotta Natoli(Claudia)
Italia/Grecia/Spagna, 2018
Durata: 110’

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).