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VIVANTS (Alix Delaporte)
Uno sguardo ampio sul mondo (anche a basso budget)

La giovane Gabrielle entra come stagista nella redazione di una trasmissione televisiva di giornalismo d’assalto. È volenterosa ma inesperta, e deve inserirsi in un gruppo di persone affiatate, che lavorano a un ritmo adrenalinico inseguendo le notizie a tutta velocità. Da questa piccola specola Vivants ci fa vedere tutto il mondo: ci sono le guerre, i morti, i feriti, ci sono le eleganti sfilate di moda, i blitz degli animalisti, le corse in ambulanza. E c’è l’amicizia e la solidarietà quasi goliardica del gruppo – il burbero di buon cuore, l’idealista, l’emotiva di buon senso, il responsabile, il temerario – che restituisce il senso dell’affiatamento che crea la condivisione di esperienze così forti. Gabrielle si costruirà il suo spazio, professionale e umano, ma soprattutto dimostrerà la sua passione per questo lavoro.

Vivants è chiaramente un film a basso budget, che non può competere con le grandi produzioni americane, in molti casi sono evidenti gli espedienti produttivi per mostrare la guerra o il terrorismo in Africa senza poterli mostrare, però non rinuncia a uno sguardo ampio sul mondo. E il continuo rimpallo tra la storia privata di questo gruppo di colleghi e amici e quella pubblica della cronaca o addirittura della storia che avanza è sempre efficace, anche perché è sostenuto da un ritmo sempre incalzante, dialoghi fitti, corse, eventi che si susseguono.

Il film ci ricorda insomma che non servono necessariamente i grandi kolossal molto pubblicizzati per dare spessore al cinema, ma bastano degli attori bravi (il solito Roschdy Zem e la giovane Alice Isaaz), qualche idea, un buon montaggio, dialoghi credibili, un finale pittoresco e, nonostante l’inevitabile love story (trattata comunque con discrezione), tutto funziona, senza che si tratti di storie minime di tradimenti coniugali, ma anche con l’ambizione di raccontare il mondo.

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Sull'autore

Alessandro Cinquegrani