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EL PARAÍSO (Enrico Maria Artale)
Madre e figlio, tra misteri e ricerca della maturità

Fino a che punto può spingersi l’amore tra una madre sola e un figlio ormai adulto? Cosa determina, nel profondo, l’essere delle persone mature e affrancate dalle dinamiche dell’età evolutiva? El paraìso, opera di Enrico Maria Artale, cerca di indagare queste dinamiche in un contesto circoscritto, quello di una madre e un figlio che vivono in simbiosi, tanto da uscire insieme a ballare nei locali del litorale romano. Julio Cesar, interpretato da Edoardo Pesce, ha quarant’anni e vive con sua madre (Margarita Rosa de Francisco), una donna colombiana carismatica ed energica. I due condividono una casetta sul fiume vivendo di espedienti legati allo spaccio della cocaina nella zona.  La passione dei due è per le serate di salsa e merengue nei più desolati e variopinti locali latino-americani. All’arrivo di Ines (Maria Del Rosario), giovane e fascinosa ragazza colombiana, qualcosa cambia tra i due. La ragazza, ospitata nella loro casa per scaricare la merce dopo il suo primo viaggio come “mula” della cocaina, cerca in Julio Cesar una amicizia, un sostegno. La madre, sentendo che la cosa potrebbe mettere a rischio gli equilibri domestici, maltratta la giovane per allontanarla dal figlio. Tra desiderio e gelosia la situazione precipita rapidamente.

Julio scoprirà così le origini misteriose della madre, compiendo un viaggio doloroso che lo porterà per la prima volta nella terra di origine dei genitori.

Enrico Maria Artale torna in concorso Orizzonti a Venezia dopo dieci anni dal suo film d’esordio (Il terzo tempo, 2013). La sua regia è decisamente matura e ricca, capace di descrivere i protagonisti della sua storia attraverso il mutamento degli umori: si passa dalla tenerezza alla rabbia, dalla ragionevolezza alla follia, in una danza di accenti caratteriali che rendono in modo visvo e chiaro i turbamenti dei protagonisti della sua storia. Non manca nel suo cinema, come nelle altre sue regie, una attenzione per i dettagli, elementi descrittivi che delinenao la situazione in modo più preciso e alle volte inatteso, come quando Julio Cesar, travolto dal dolore, afferra una moka rovente davanti a due poliziotti increduli cui aveva offerto il caffè.

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Sull'autore

Simone Agnetti

Simone E. Agnetti, Brescia 1979, è Laureato con una tesi sul Cinema di Famiglia all’Università Cattolica di Brescia, è animatore culturale e organizzatore di eventi, collabora con ANCCI e ACEC, promuove iniziative artistiche, storiche, culturali e cinematografiche.