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WISHING ON A STAR: guardare al futuro guardando le stelle
Gli Orizzonti di Venezia 81

Wishing on a Star

Simone Agnetti recensisce Wishing on a Star, di Péter Kerekes, presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nella sezione Orizzonti. 

Divertente e sottilmente provocatorio, giocato sull’ambiguità di dare forma precisa e misurabile ad una disciplina magica come l’astrologia, Wishing on a Star di Péter Kerekes è in concorso in Orizzonti a Venezia. Girato come una docu-fiction, la recitazione dei protagonisti appare spontanea, alle volte ricorda quella delle comparse di certe trasmissioni televisive che simulano casi giudiziari o liti famigliari. La scrittura della sceneggiatura ci riporta nelle storie che il regista narra, percorrendo i desideri e la ricerca di felicità e cambiamento dei protagonisti. Vediamo personaggi spesso ingabbiati nelle loro esistenze, non in grado di guidarle, giunti ad età adulta e matura avendo perso l’orizzonte di senso delle loro vite. L’esito del film, visto nel suo intento e nel suo insieme, è molto buono, senza sbavature e senza la pretesa di dire altro sulla materia dell’astrologia.

Luciana, astrologa napoletana che vive in Friuli, ha un metodo per far avverare i desideri dei suoi clienti. Tutto ciò che devono fare è intraprendere un viaggio nel giorno del loro compleanno verso una precisa destinazione, data dalle stelle, per rinascere sotto nuove configurazioni celesti più propizie. Che si tratti di Taipei, Beirut o di un viaggio mentale fatto a casa, durante questi viaggi di compleanno i protagonisti vivono una esperienza che li aiuta a rivedere la propria visione sulla vita.

La storia di Wishing on a star

Vediamo la storia di due gemelle alla ricerca dell’amore, visto in modo diverso da ciascuna, la cui fratellanza impedisce di fare nuove conoscenze, interpretate dalle gemelle Vangone (in arte Twin Twins), vediamo la storia di casalinghe disperate, che sognavano una vita nell’arte e poi hanno sposato un macellaio, vediamo la rinascita di donne che si sono occupate troppo a lungo dei propri genitori e si sentono libere solo a tarda età, vediamo la vita di un impresario funebre che vive con l’anziana madre, impossibilito a lasciare il proprio lavoro anche solo per una vacanza. Tutte storie descritte con realismo e ironia, con ampie concessioni al dialetto locale.

Kerekes, già presente a Venezia78 con il drammatico e apprezzato 107 madri, realizza con questa pellicola il suo desiderio di fare un film italiano. Dice il regista:

Mio padre era un regista, quindi fin dall’età di dodici anni sapevo che volevo fare film. Sognavo di creare un film “italiano” pieno di amore appassionato, emozioni forti, umorismo e moto Vespa. Ma c’era un problema. Non sono italiano, non capisco la lingua e ho un carattere malinconico ungherese unito a un senso dell’umorismo piuttosto ironico.

Questo mix di malinconia e ironia ricade sulla protagonista, la vera astrologa Luciana De Leoni d’Asparedo, colta nelle sue perplessità, con attenzione ai dubbi e ai sogni che, come i suoi clienti, trovano risposta nelle stelle.

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Sull'autore

Simone Agnetti

Simone E. Agnetti, Brescia 1979, è Laureato con una tesi sul Cinema di Famiglia all’Università Cattolica di Brescia, è animatore culturale e organizzatore di eventi, collabora con ANCCI e ACEC, promuove iniziative artistiche, storiche, culturali e cinematografiche.

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