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YANNICK – LA RIVINCITA DELLO SPETTATORE (Quentin Dupieux)
Se il pubblico diventa protagonista

Nel mezzo di uno spettacolo in un piccolo teatro della periferia parigina, un giovane spettatore si alza in piedi intenzionato a interrompere la piéce, giustificando tale gesto con la noia provocatagli dalla mediocrità del testo. Superando gli iniziali contrasti dei tre attori sul palcoscenico, Yannick – questo il nome dell’indispettito –  riesce a impossessarsi della scena e del pubblico, arrivando a tenere tutti in ostaggio con una pistola. Il suo obiettivo è mostrare che anche lui, semplice parcheggiatore notturno che arriva dalla provincia, può immaginare e dunque scrivere un testo teatrale migliore di quello proposto che un caro biglietto gli è costato, così come un turno di ferie e un lungo percorso in treno.

Non smette di sorprendere Quentin Dupieux – poliedrico artista francese, assai noto anche nella scena musicale come Mr Oizo – capace di confezionare dal 2007 dodici lungometraggi tutti diversamente caratterizzati dalla sua inconfondibile cifra, quella del cinema dell’assurdo, surrealmente comico e arguto, a tratti geniale e spesso sgangherato, così come raffinato e allo stesso tempo demenziale, sempre comunque atto a evidenziare i paradossi dell’umana specie. YannickLa rivincita dello spettatore è il suo undicesimo film – il dodicesimo, visto fuori concorso alla Mostra veneziana 2023, è Daaaaaali! non casualmente dedicato al maestro del surrealismo e prossimamente in uscita – premiato dal concorso di Locarno 2023 con Europa Label Award, mette letteralmente in scena la quintessenza del paradosso sopra citato declinato sull’affascinante e perennemente imprevedibile rapporto speculare tra attori e spettatori nell’ambito dell’arte teatrale.  Chi è chi? Fino a che punto i ruoli sono (s)oggettivamente definiti nello svolgersi di una piéce? Ci si potrebbe giustamente domandare guardando Yannick La rivincita dello spettatore, e scomodando dunque con pertinenza le intuizioni teoriche e ottime pratiche pirandelliane.  Il ribaltamento e successivo palleggiamento dei ruoli è ipso facto il cuore del testo di Dupieux, così come l’ingaggio retorico tanto da parte dei veri attori quanto dell’improvvisato drammaturgo a (s)vantaggio di un pubblico via via sempre più spaventato, indeciso, sgomento. Dupieux gioca il triplice inganno rispecchiando tale meccanismo attraverso il dispositivo cinematografico, per cui il suo sguardo indagatore produce una “costantemente esibita messa in scena”, cancellando ogni linea d’ombra e – paradossalmente – annullando ogni ambiguità rispetto alla propria vocazione del “tutto diventa possibile”. Come quasi ogni lavoro del cineasta francese, Yannick La rivincita dello spettatore è un piccolo (budget di un milione di euro, 6 giorni di riprese, unica location) grande inno alla libertà formale – seppure intimamente coerente a se stessa – , all’originalità drammaturgico/narrativa, e alla valorizzazione di interpreti in performance (ottima la prova dell’astro nascente del cinema francese Raphaël Quenard) sempre fuori dagli schemi.

Yannick – La rivincita dello spettatore 
Sceneggiatura, regia, montaggio: Quentin Dupieux
Cast: Raphaël Quenard, Pio Marmaï, Blanche Gardin
Francia 2023
Durata: 67′

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Sull'autore

Anna Maria Pasetti

Anna Maria Pasetti Milanese, saggista, film programmer e critica cinematografica, collabora con Il Fatto Quotidiano e altre testate. Laureata in lingue con tesi in Semiotica del cinema all’Università Cattolica ha conseguito un MA in Film Studies al Birkbeck College (University of London). Dal 2013 al 2015 ha selezionato per la Settimana Internazionale della Critica di Venezia. Si occupa in particolare di “sguardi al femminile” e di cinema & cultura britannici per cui ha fondato l'associazione culturale Red Shoes. . Ha vinto il Premio Claudio G. Fava come Miglior Critico Cinematografico su quotidiani del 2020 nell’ambito del Festival Adelio Ferrero Cinema e Critica di Alessandria.