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ZAMA (Lucrecia Martel)

zama

Fine ‘700. Don Diego De Zama è un ufficiale della Corona spagnola relegato per volere delle autorità in una sperduta colonia del Paraguay del XVIII secolo, con l’intento di civilizzare le terre abitate dagli indios e riportare ordine in quei luoghi dove sembra regnare solo il caos. Soldato rigido, schivo e dall’animo cupo e tormentato, Zama assolve i suoi compiti con rigore e senso del dovere, tanto che gli viene richiesto di proteggere l’onore di donne indifese, indurre prigionieri a confessare, assicurare pericolosi criminali alla giustizia e di sopportare con pazienza i continui dinieghi alle sue richieste. A spingerlo avanti è il desiderio di ottenere una promozione e una lettera di trasferimento per fare ritorno da moglie e i figli. Ma le numerose ossessioni dei vari governatori che si alternano in città e i doveri a cui deve sottostare, gli impongono di vivere sfide sempre più esasperanti, rimandando in continuazione, e di non poco, il suo obiettivo principale.
Diretto da Lucrecia Martel, sceneggiatrice e già regista di film come «La ciénaga» e «La niña santa», Zama è ispirato al classico della letteratura argentina del 1956 scritto da Antonio Di Benedetto.

Dramma in costume dove emerge fin dall’inizio la contrapposizione tra la dimensione più “apparentemente” civilizzata dei soldati e quella più selvaggia degli indiani che si muovono nudi e indisturbati tra la mastose terre del Paraguay, il film sfrutta a tal punto le potenzialità dello strumento cinematografico da emergere molto più a livello stilistico che narrativo. La narrazione non è mai lineare e si presenta come un concatenarsi di eventi completamente scollegati tra loro e privi di una concreta dimensione spazio-temporale. Nel tentativo di indagare il passato, un mondo lontano, avvolto nel mistero e privato di una reale identità, la regista poggia su una fotografia ricercata e riprende atmosfere e scenari immensi che danno la sensazione di trovarsi di fronte a splendidi quadri. A venire meno è la vicenda che si fa troppo spesso confusa. La dimensione onirica del protagonista, la sensazione di prigionia e lo stato di stasi perenne nel quale vegeta dall’inizio alla fine del film, incatenano anche lo spettatore con la visione di un racconto dalle intenzioni decisamente poco chiare, dove manca volutamente una premessa documentaristica e storica e che si accosta al passato con irriverenza, rendendolo tuttavia eccessivamente illusorio. L’evolvere della storia non si fa mai davvero chiara e il piano della realtà si interseca in continuazione con quello delle allucinazioni del protagonista. La telecamera lo segue da vicino, ce lo mostra alle prese con le situazioni più disparate, ma lo pone al centro di una narrazione talmente complessa da non riuscire mai ad arrivare con interesse allo spettatore.

 

ZAMA
film di Lucrecia Martel
con Daniel Giménez Cacho, Lola Dueñas, Matheus Nachtergaele, Juan Minujín
Argentina, Brasile, Spagna, Francia, Messico, Usa, Paesi Bassi, Portogallo, 2017
durata 115 min.

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Sull'autore

Marianna Ninni