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Al Lido la Cattolica svela l’identikit odierno delle sale della comunità

Il cinema monosala del futuro esiste ed è un sistema aperto: polivalente, multimediale, resiliente. Dove trovare modelli, progetti pilota, scenari culturali ed economici effettivi? Alla 73esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, a rispondere con dati e un paradigma concreto è ACEC (Associazione Cattolica Esercenti Cinema, www.acec.it), la rete di 804 Sale della comunità, al meeting “Il futuro della sala cinematografica”.

La Sala della comunità come risorsa in un mondo che cambia, tenutosi sabato 3 settembre, è stato realizzato in collaborazione con Old Cinema, il primo progetto nazionale sui cinema perduti e le città-cinematografo del futuro (www.oldcinema.net), e Luce Cinecittà. Molti gli interventi illustri: il prof. Stefano Boeri, con una video intervista esclusiva, e figure di primo piano del Politecnico di Milano (prof. Luca Maria Francesco Fabris), dell’Università Cattolica (prof.ssa Mariagrazia Fanchi), e inoltre dei presidenti di ACEC (don Adriano Bianchi), ANEC (Luigi Cuciniello), AGIS (Carlo Fontana) e FICE (Domenico Dinoia).

All’incontro, ACEC ha presentato in anteprima i dati della nuova ricerca condotta dall’Università Cattolica di Milano sulle 804 Sale della comunità attive in Italia, distribuite per il 65% nelle periferie delle nostre maggiori città. Queste sale, dai primi del Novecento un «autentico presidio culturale di tante piccole comunità italiane» (Dario Franceschini, Ministro dei Beni, delle Attività Culturali e del Turismo, 27/03/15), si rivelano non solo longeve (attive per il 21% da 20-40 anni; per il 33% da 40-60 anni; per il 17% da oltre 60 anni), ma anche capaci di attivarsi ex novo o di riattivarsi (il 18% opera da 10-20 anni; l’11% ha aperto negli ultimi 10 anni). Non solo: sono state tra le prime a compiere il grande passo verso la digitalizzazione e la multimedialità (sono digitalizzate con tecnologia DCI 2K/4K 600 sale su 804).

Sorprende quindi la vitalità di questi spazi, tra “missione” culturale e umana, rinnovamento e capacità di far rete con il territorio, in un’epoca di crisi e di chiusure: un fenomeno controcorrente, subito abbracciato da Old Cinema, il progetto sui cinema perduti che dal 2012 lavora alla rigenerazione delle sale con monitoraggi, ricerche, eventi e iniziative di accelerazione d’impresa ispirate al genius loci del cinema, e che dal 2015 intreccia parte della sua attività con quella di ACEC.

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Al Lido si sono presentati i risultati del primo step della ricerca dell’Università Cattolica (articolata in tre fasi), riguardante natura, posizionamento, offerta e pubblici delle sale ACEC. Questi gli elementi distintivi delle Sale della comunità: una distribuzione capillare sul territorio nazionale (804 sale); una presenza massiccia nelle periferie urbane (nelle città con più di 100 mila abitanti, il 65% si concentra nei distretti più esterni, di cui spesso sono unici epicentri socioculturali); un profilo intergenerazionale (utenti adulti per 92,06% delle sale; bambini sotto i 9 anni per il 53,97%; spettatori tra i 10 e i 14 anni per il 40,87%; over 65 per il 34,13%); un’offerta culturale polivalente (che al cinema affianca teatro, musica e conferenze); il dialogo con il territorio anche attraverso le ospitalità offerte a terzi (attività scolastiche nell’88,24% delle sale; iniziative di enti pubblici locali per il 74,63%; attività di associazioni locali nel 76,47% degli spazi; oltre alle centinaia di circoli di cultura cinematografica). Peculiare anche l’attenzione a un target familiare e per bambini (film per famiglie nel 97,55% delle sale; film per bambini nel 93,63% delle sale; film adatti a suscitare dibattito nel 90,69% dei casi; film dai temi emergenti nel 88,24% delle sale).

«Le sale della comunità rappresentate dall’Acec sono dei presidi culturali e sociali che sono al servizio di tutta la comunità presente sui territori di competenza» sottolinea don Adriano Bianchi, presidente di ACEC. «Le Sale sono così vitali grazie ai 25 mila volontari – tra di loro moltissimi giovani – che mettono a disposizione delle Sale il loro tempo e la loro passione sociale e culturale». Dal mondo delle Sale della comunità, affiora così l’identikit di uno spazio cinematografico multimediale e polivalente, vincente per la capacità di rinnovarsi: un possibile prototipo di gestione.

L’evidente punto di forza è la resilienza: permeabilità al cambiamento e trasformazione della crisi in opportunità. Per questo, all’evento si presenta anche il protocollo d’intesa stretto nel 2015 da ACEC, Old Cinema e Politecnico di Milano-DASTU (Dipartimento di Architettura e Studi Urbani) con l’obiettivo comune di creare una piattaforma di studi sulla rigenerazione delle sale, l’accesso ai fondi ministeriali, ma anche la ricerca di nuove forme di finanziamento al cinema. La convenzione fa seguito alla precedente collaborazione tra Old Cinema e Politecnico di Milano – DASTU (Dipartimento di Architettura e Studi Urbani, www.dastu.polimi.it), in corso dal 2015 con creazione congiunta di convegni e seminari universitari sullo stesso tema. Le chiavi per aprire la sala del futuro sono dunque il cinema e l’immaginazione, ma anche la polivalenza, la tecnologia e il confronto con l’altro: questa la convinzione anche del prof. Stefano Boeri del Politecnico di Milano che è intervenuto al meeting di ACEC con una video intervista esclusiva:

 

 

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Sull'autore

Arianna Prevedello

Scrittrice e consulente, opera come animatore culturale per Sale della Comunità circoli e associazioni in ambito educativo e pastorale. Esperta di comunicazione e formazione, ha lavorato per molti anni ai progetti di pastorale della comunicazione della diocesi di Padova e come programmista al Servizio Assistenza Sale. È stata vicepresidente Acec (Associazione Cattolica Esercenti Cinema) di cui è attualmente responsabile per l’area pastorale.