Venezia 80 Schede Cinema

A CIELO ABIERTO (Marianna e Santiago Arriaga)
Dal road movie al thriller psicologico nel Messico degli anni '90

Si inaugura in modo brillante la sezione Orizzonti di Venezia 80 con A cielo abierto, soggetto scritto negli anni Novanta da Guillermo Arriaga, scrittore e regista messicano, già autore per Alejandro Inarritu. La pellicola è diretta da Mariana e Santiago Arriaga, figli dell’autore, al loro primo lungometraggio. I registi ricordano che “da bambini, abbiamo partecipato a tante battute di caccia con lui e abbiamo attraversato i paesaggi aspri del Messico settentrionale, un po’ come i personaggi della nostra storia. Questi viaggi ci hanno acceso la fantasia, evocando immagini vive dei luoghi, dei personaggi e dell’odissea che li attendeva.”

Gli Arriaga guidano lo spettatore verso il Nord del Messico degli anni Novanta, introducendoci nella vita della gente comune in una nazione divisa tra ricchi cittadini e una vasta provincia rurale. Il film apre come un road movie, un viaggio padre-figlio, una vacanza per recarsi a caccia di cervi, ma l’incidente in cui muore il padre interrompe il viaggio.

Dopo due anni ci troviamo nella famiglia ricostruita, in cui la madre ha trovato un nuovo compagno e inizia per i protagonisti, figli orfani, una nuova tragedia, fatta di frustrazione e di rabbia. Salvador e Fernando si sentono intrappolati nell’insoddisfazione nata dalle nuove dinamiche familiari. L’arrivo di un patrigno e di una sorellastra è visto come un’invasione degli spazi che erano appartenuti al padre.

Quando la madre e il nuovo compagno annunciano un viaggio in Spagna, il fratello maggiore, desideroso di giustizia, convince Salvador a mettere in atto un piano audace: recarsi nel nord del paese, trovare il camionista responsabile dell’incidente e ucciderlo. Paula, la nuova sorellastra, senza conoscere le intenzioni dei fratellastri, si unisce a loro non sospettando il vero proposito di questo viaggio. Insieme, i tre intraprendono un viaggio colmo di incertezze e di espedienti, in cui affrontano le loro paure più profonde e cercano un confronto diretto con il passato che li perseguita.

Un incidente con un piccolo gregge di capre li porta a prendere scelte adulte e mature. La violenza, la povertà e il rapporto uomo-animali (caccia compresa) scalfiscono l’innocenza dei bambini, la loro purezza, mostrando loro la morte come fatto tangibile.

Quando trovano l’uomo colpevole della morte del padre, il film si colora di tensione e di thriller psicologico, tenendo lo spettatore sospeso nell’attesa che i tre fratelli – uniti da questo viaggio – decidano il destino della persona che hanno braccato.

 

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Sull'autore

Simone Agnetti

Simone E. Agnetti, Brescia 1979, è Laureato con una tesi sul Cinema di Famiglia all’Università Cattolica di Brescia, è animatore culturale e organizzatore di eventi, collabora con ANCCI e ACEC, promuove iniziative artistiche, storiche, culturali e cinematografiche.