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CALCINCULO (Chiara Bellosi)
Il peso della farfalla

Forse è vero che si cresce solo a calci in culo. Ed è vero che quando la giostra gira veloce ci sembra di volare e non vorremmo scendere mai. Esattamente quello che succede a Benedetta, quindicenne decisamente sovrappeso, quando incontra Armando, in arte Amanda, che la trascinerà nel suo mondo randagio e sregolato.

Il senso del  secondo lungometraggio diretto da Chiara Bellosi (segue infatti l’esordio del 2020 Palazzo di giustizia) sta probabilmente già tutto nella prima, emblematica inquadratura. La regista comasca sceglie infatti avviare la narrazione con un dettaglio della bilancia sulla quale sale Benedetta, la quindicenne protagonista interpretata dalla sorprendente Gaia Di Pietro. Prima di scoprire il volto della ragazza siamo dunque costretti a vederne solo una porzione del corpo obeso, proprio mentre nel fuori campo si svolge una fredda conversazione tra il dietologo che la segue e la madre che l’ha accompagnata. Una sequenza tanto breve quanto efficace che ha il compito di dichiarare gli intenti del film, mettendo subito al centro il complesso rapporto degli adolescenti con il proprio corpo, la distanza tra il loro mondo e quello degli adulti e soprattutto la pesatura (su quest’aspetto il film sembra curiosamente dialogare con Il capo perfetto) come elemento metaforico che ne individua la frattura. Poiché dietro alla fredda valutazione di natura estetica che da essa scaturisce si cela in realtà un giudizio di ordine morale – che nello specifico riguarda il rapporto tra Benedetta e la madre, un’ex-ballerina frustrata, che proprio nel rapporto peso/movimento e nell’armonia che dovrebbe sostenerlo intravede l’unica possibilità di (ri)affermazione personale, familiare e sociale -, ma estensibile ai tanti nebulosi rapporti tra i genitori con i propri figli adolescenti.

Uno schema narrativo enunciato già nell’incipit che ha il suo punto di svolta nell’entrata in scena di Amanda, un giostraio genderqueer cui dà volto Andrea Carpenzano, la cui pregevole interpretazione ne conferma il talento, segnalandolo come una delle punte di diamante della generazione attoriale italiana under 30. Il rapporto tra Benedetta e Amanda non è infatti solo il motore della narrazione, ma rappresenta anche la riflessione articolata dal film, che  si sviluppa attraverso l’incontro tra due differenti emarginazioni, la scoperta del Sé attraverso quella dell’Altro, la formazione dell’Identità attraverso il riconoscimento della differenza. Facendo così di Calcinculo un film che incrocia il coming of age con la storia di formazione, ma anche un lavoro in cui la fiaba (che secondo la visione della regista è una narrazione «in costante espansione») si sostituisce alla favola (che sempre secondo Bellosi si differenzia dalla prima per «la sua morale inesorabile in chiusura»). Un’opera solida e aggraziata che deve molto alla forza di uno script intelligente e mai banale (firmato da Maria Teresa Venditti e Luca De Bei e vincitore del “premio Solinas” 2018) e a un casting ben equilibrato, ma che sembra avere la sua caratteristica migliore nello sguardo che li armonizza. Perché partecipe senza mai essere invadente, affettuoso senza mai dare l’impressione di essere fagocitato dall’innamoramento per i propri personaggi, attento senza mai essere moralistico. E capace di lavorare con proprietà e sagacia sullo Spazio (caratteristica già delineata nel lungometraggio d’esordio di Bellosi), ma anche sulle sue imprevedibili – e talvolta invisibili – aperture.    

CALCINCULO
Regia: Chiara Bellosi
con Gaia Di Pietro (Benedetta), Andrea Carpenzano (Amanda), Barbara Chichiarelli (la madre di Benedetta) 
Italia 2022
Durata: 80′

 

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).