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DOPPIO PASSO (Lorenzo Borghini)
L’uomo in meno

Dopo che la Carrarese Calcio è stata promossa in serie B con cinque giornate di anticipo, il suo storico capitano Claudio Russo decide di esaudire uno dei suoi più grandi desideri e apre un ristorante con sua moglie Gloria grazie anche al prestito dell’amico Sandro Costa. La fortuna però gli volta improvvisamente le spalle. Cerca di arrangiarsi come può finendo per accettare di andare a lavorare nella cava. Ma i soldi guadagnati non bastano, il suo matrimonio va in crisi e la sua vita si trasforma in un inferno. Per provare a uscirne fuori, dovrà mettere in discussione la sua integrità morale.

Nonostante sia lo sport più seguito in Italia, il calcio non vanta certo una filmografia cospicua all’interno della produzione nostrana. E, a ben vedere, nemmeno in quella internazionale. Se infatti si escludono i numerosi documentari biografici/agiografici, perlopiù dedicati ai grandi protagonisti di questo sport (giocatori in primis), che hanno avuto un’esponenziale crescita nell’ultimo ventennio, sono rari i lungometraggi di finzione che hanno provato a raccontarlo da dentro. Ovvero cercando di rappresentarne le devianze più che reiterare mirabolanti parabole individuali, di fare luce sulle esiziali distorsioni dell’ambiente che lo avvolge più che esaltarne i (pochi) pregi, di metterne in evidenza più le miserie che la (presunta) nobiltà. Doppio passo s’inserisce proprio in questo filone, quello che cerca di raccontare il calcio attraverso il suo fuoricampo, scegliendolo per il suo indubbio potenziale metaforico. E che, pur non essendo costituito da un folto gruppo di titoli, può comunque vantare almeno due opere di una certa importanza: Ultimo minuto di Pupi Avati e L’uomo in più di Paolo Sorrentino.

Se tuttavia le istanze di partenza — rappresentare il mondo del calcio della provincia nelle sue meschine dinamiche, facendone una sorta di una metonimia di un mondo sopraffatto dalla disumanità e dalla sopraffazione —  sono apprezzabili, ciò che non convince del lungometraggio d’esordio di Lorenzo Borghini è il modo con con le sviluppa. Organizzando la catabasi del protagonista Claudio attraverso uno script infarcito da tanti (troppi) luoghi comuni, spezzettandone la prosodia in una lunga serie di situazioni inessenziali e di dialoghi superflui, dedicandosi poco o nulla alla tridimensionalità delle figure di secondo piano, le quali infatti rimangono schiacciate perlopiù a una bidimensionalità che ne evidenzia la funzionalità narrativa, limitandone di conseguenza lo sviluppo drammaturgico — ad eccezion fatta per il personaggio di Sandro, cui la buona performance di Gerardo De Plano lo fa decisamente spiccare. Tuttavia ciò che dispiace maggiormente di Doppio passo è rilevare la mancanza di un progetto di regia in grado di sostenerlo. Aspetto particolarmente deludente in un’opera d’esordio, sulla quale si può certamente sorvolare su qualche difetto e anche perdonarne le ingenuità, ma non sulla latitanza di uno sguardo in grado di organizzare e amalgamare, ovvero di mettere in forma e di tracciare così la direzione dell’affabulazione. Un vero peccato, soprattutto perché le poche ma significative inquadrature dell’incipit ne lasciano intravedere un potenziale che però il film lascia inespresso.

Regia Lorenzo Borghini

Con: Giulio Beranek, Valeria Bilello, Giordano De Plano, Lorenzo Adorni, Fabrizio Ferracane, Bebo Storti,

Italia 2023

Durata: 92’

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Sull'autore

Francesco Crispino

Francesco Crispino è docente di cinema, film-maker e scrittore. Tra le sue opere i documentari Linee d'ombra (2007) e Quadri espansi (2013), il saggio Alle origini di Gomorra (2010) e il romanzo La peggio gioventù (2016).