Il vuoto esistenziale della generazione emergente nel Giappone contemporaneo, un thriller che indaga un delitto nato e ordito per futili motivi, questa l’opera prima di Kei Ishikawa, prodotta dalle Officine Kitano e in concorso ad Orizzonti 2016.
Il protagonista Tanaka, giornalista di una popolare rivista di cronaca nera, è impegnato ad aiutare la sorella più giovane, Mitsuko, arrestata e rinchiusa in carcere con l’accusa di abbandono e maltrattamento del proprio figlio neonato. Nella sua veste di reporter investigativo, Tanaka si dedica a un cruento delitto irrisolto; una famiglia definita perfetta, appartenente ad una casta elevata – lui importante uomo d’affari, lei bella moglie, figlia modello – è stata brutalmente assassinata in casa un anno prima. Tanaka intervista amici e conoscenti delle vittime, man mano che la vera natura dei personaggi affiora, il reporter scopre che la famiglia non era così perfetta come appariva. Gli stessi intervistati rivelano la loro vita segreta facendo emergere un inquietante ritratto dell’elitarismo sociale giapponese, le pieghe di una società contemporanea benestante e malata i cui valori di base si sono persi: anche l’investigatore e la sorella non sono estranei a questo vuoto.
La pellicola procede lenta e con passo analitico, portandoci alla ricostruzione dei fatti, la regia non è sempre precisa e non riesce a costruire la tensione che un film come questo dovrebbe indurre nello spettatore; purtroppo l’influenza delle produzioni seriali televisive (da cui il regista proviene) si coglie appieno, anche questo un segno involontario della decadenza che il regista Kei Ishikawa avrebbe voluto denunciare nel suo film.
