Durante una festa di compleanno un incantesimo operato da un prestigiatore, ingaggiato per l’occasione, trasforma misteriosamente il padre di una modesta famiglia egiziana in un pollo. Una valanga di assurde conseguenze si abbatte, così, su tutto il nucleo famigliare: la madre, in particolare, fino ad allora sottomessa al marito, autoritario e brutale, deve a quel punto prendere in mano la situazione. Per lei, la cui vita è stata interamente dedicata al coniuge e ai figli, ora non c’è altra scelta che uscire dai propri confini, individuali e sociali, e assumere il ruolo di capofamiglia…
Miglior film della Semaine de la critique a Cannes 2021 e Premio speciale della giuria al Tff dello stesso anno, Il capofamiglia (Feathers in originale, non a caso…), lungometraggio d’esordio del 35enne egiziano Omar El Zohairy, mescola proficuamente dramma famigliare, denuncia civile e realismo magico. Il punto di osservazione è quello di una donna, totalmente asservita ai suoi doveri di moglie e madre, spinta ad un cambiamento inatteso e radicale: il trucco che, alla festa di compleanno del figlio più piccolo, riduce il marito in un pollo, dopo che egli, su invito di un mago scalcinato, si era infilato in una cassapanca, è infatti il grimaldello narrativo con il quale El Zohairy ragiona di doveri e libertà, l’irrompere improvviso dell’assurdo, nella vita di tutti i giorni, accostato all’assurdo che sembra regolare, almeno in apparenza, la nostra stessa, ordinaria quotidianità.
La necessità di vedersi costretta ad assumere il ruolo di capofamiglia, per la donna, che vive in uno squallido appartamento invaso dai fumi delle adiacenti ciminiere di una compagnia mineraria, è così lo spartitraffico di un film dai toni surreali ma pervaso da una riflessione profonda, nell’Egitto patriarcale, sulle tante discriminazioni in corso e sul bisogno di emancipazione femminile. Combattendo contro una società che non mostra alcuna empatia nei confronti della sua situazione, la protagonista (a nessuno dei personaggi, nemmeno a lei, è fornito un nome) agisce in un’ambientazione, geografica e umana, allo stesso tempo reale e irreale, naturale e artificiale. Avvolto in un mutismo verbale che richiama il cinema di Suleiman e scandito da movimenti e gesti apparentemente trascurabili, alla Kaurismäki, Il capofamiglia, interpretato da attori non-professionisti, fa tesoro di queste esperienze cinematografiche, precedenti e riconoscibili, per rielaborarle in forme personali: i luoghi polverosi e fatiscenti in cui si svolge la vicenda, l’avvelenamento ambientale e l’inquinamento sociale che soffocano diritti e desideri, indipendenze e autonomie, costituiscono dunque i ‘confini perimetrali’ di un vero e proprio pollaio, nel quale il gioco delle metafore e il peso della desolazione umana acquisiscono un preciso significato.
IL CAPOFAMGLIA
Regia: Omar El Zohairy
Interpreti: Demyana Nassar, Samy Bassouny, Fady Mina Fawzy, Mohamed Abd El Hady
Nazionalità: Egitto, Francia, Paesi Bassi, Grecia 2021
Durata: 110’