All’indomani della fine della Seconda Guerra mondiale, in un piccolo paese dell’Aspromonte calabrese, l’incontro tra Marta , ragazza madre promessa in sposa ad un uomo che non ama, e Lorenzo, l’assistente del parroco locale nonché noto come “l’organizzatore dei matrimoni” sfocia in una profonda amicizia che porta la giovane a sfidare i pregiudizi della comunità circostante iniziando una battaglia personale, ma anche sociale e civile, per trovare il proprio posto nel mondo.
Al suo esordio in un lungometraggio di finzione, Daniela Porto si accompagna in co-regia a Cristiano Bortone per adattare il proprio omonimo romanzo, Il mio posto è qui (Sperling & Kupfer). Del testo di partenza è mantenuta la scansione narrativa classica che ne imposta un’opera che guarda tanto al piano intimo quanto a quello sociale, politico e naturalmente storico. Accanto ai due protagonisti, Marta – la brava Ludovica Martino – e Lorenzo – il più noto e purtroppo sottovalutato Marco Leonardi – è la Calabria interna del Dopoguerra a imporsi quale personaggio, un territorio ontologicamente aspro, chiuso in sé e tra i più poveri della già poverissima Italia di quel tempo. Bella e dimenticata dal progresso, la regione meridionale che si erge sul tacco peninsulare diventa così metonimia di un luogo ancorato al passato, che tuttavia attraverso il coraggio di alcuni suoi abitanti – i nostri protagonisti – osa guardare in avanti, sfidando pregiudizi e ostacoli, esterni e interiori. Al centro tematico del racconto, dunque, è proprio la battaglia di Marta – e insieme a lei di Lorenzo – in quanto donna, ragazza-madre, ma anche persona dotata di diritti civili, sociali e dunque politici a simboleggiare il desiderio di riscatto di un Paese che vuole sdoganarsi e rafforzare le proprie identità e dignità. A fronte di un discorso tematico ben chiaro sviluppato dal testo, l’aspetto formale non può dirsi parimenti riuscito, benché vi si apprezzino sforzi e intenzioni di restituire non solo fedeltà visiva di quello spazio/tempo, ma anche di costruirvi un’immersione intima ed evocativa. Qualcosa di simile a quanto (e come) racconta l’esordio di Paola Cortellesi, C’è ancora domani, seppur ambientato a Roma. In altre parole, da plaudire sono più le intenzioni che non il completo risultato, dentro a un dramma che comunque guarda al senso epico della narrazione con onestà e rigore.
Il mio posto è qui
Regia: Daniela Porto e Cristiano Bortone
Italia 2023
Durata: 110’
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