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IL VARCO (Federico Ferrone, Michele Manzolini)
La tragedia della guerra, ieri e oggi

1941, un soldato italiano parte in treno per il fronte sovietico. La vittoria appare vicina, il convoglio procede tra i canti e le speranze, ma la mente del soldato torna alla malinconia delle favole raccontategli dalla madre russa. A differenza di molti giovani commilitoni, lui ha già conosciuto la guerra, in Africa, e la teme. Il treno attraversa mezza Europa, avventurandosi nello sterminato territorio ucraino. All’arrivo dell’inverno, l’entusiasmo cade sotto i colpi dei primi morti, del gelo e della neve. Non più il desiderio di vittoria, ma di un letto caldo, del cibo, la voglia di tornare a casa. L’immensa steppa spazzata dalla tormenta sembra popolata da fantasmi…

Liberamente ispirato ai diari dei soldati Guido Balzani, Remo Canetta, Enrico Chierici, Adolfo Franzini, Nuto Revelli e Mario Rigoni Stern, Il varco è un’interessante e suggestivo patchwork che mescola filmati di repertorio, ufficiali e amatoriali, a riprese contemporanee effettuate negli stessi territori, contrappuntando l’intera operazione con la voce narrante di un immaginario militare che, alla deriva verso il nulla, si fa racconto ‘in soggettiva’ della fallimentare, tragica campagna di Russia. Dunque, una storia di finzione costruita a partire da materiali d’archivio. Un pregevole, creativo lavoro di sintesi che, come sottolineato dai due registi (già autori nel 2013 de Il treno va a Mosca), attinge “a immaginari anche apparentemente lontani tra loro: il romanzo d’avventura, le fiabe popolari russe, la coscienza sporca del colonialismo fascista, i diari e i memoriali dei soldati italiani sul fronte orientale”.

Frutto di un’attenta selezione di documenti pubblici e privati, di origine disparata, e della collaborazione alla sceneggiatura di Wu Ming 2 (del collettivo di scrittori Wu Ming), Il varco riesce a fondere provenienze audiovisive eterogenee in un unico punto di vista capace di farsi flusso di coscienza e spirito di un popolo allo sbando, testimoniando di vagoni “dall’odore di carbone, cuoio e vino”, canti “alternati a malinconie e rabbia”, presenze fantasmatiche “che si aggirano nella notte e non lasciano dormire”, occhi “che bruciano e non riescono ad essere tenuti aperti”. Luoghi anonimi, “immersi nel fango di un pantano acquitrinoso”. Posti desolati, dove “le bombe hanno inghiottito i binari” e la ferrovia non può più proseguire. Una terra senza vita, nella quale l’incombenza della morte, confluendo il passato con il presente, rimanda agli orrori della guerra coloniale e al conflitto che si combatte oggi in Ucraina, negli stessi luoghi dove gli italiani furono mandati allo sbaraglio tra il 1941 e il 1943.

Regia: Federico Ferrone, Michele Manzolini

Nazionalità: Italia, 2019

Durata: 70’ minuti

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Sull'autore

Paolo Perrone

Giornalista professionista, critico cinematografico, curatore di rassegne e consulente alla programmazione, è direttore responsabile della rivista Filmcronache e autore di numerosi saggi sul cinema. Per Le Mani ha scritto Quando il cinema dà i numeri. Dal mathematics movie all'ossessione numerologica.