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INNOCENCE (Guy Davidi)
Educazione militare in Israele

La cultura militare permea la vita di ogni famiglia israeliana, coinvolta dall’obbligo di leva di tre e due anni per tutti i maschi e tutte le femmine. Ogni cittadino in Israele ha avuto a che fare direttamente con le armi e la guerra, sia per la difesa nazionale, sia per l’espansione delle colonie. Sono esclusi dal servizio militare solo i gli ebrei osservanti, per motivi religiosi. Innocence, documentario in concorso nella sezione Orizzonti, racconta la storia dei bambini e dei ragazzi che hanno resistito all’arruolamento ma, raggiungendo l’età di leva, non hanno potuto esimersi dal farlo. Le loro vicende non sono mai state raccontate perché sono morti in servizio e questo li ha resi invisibili. Il regista Guy David struttura la narrazione a partire dai filmati amatoriali e dai diari che li riguardano, materiali privati spesso conservati e nascosti dalle famiglie dei giovani deceduti.

Dal film di David scaturisce un forte sentimento pacifista, decisamente controcorrente nel panorama del cinema israeliano. Il regista afferma “La nostra storia di ebrei perseguitati e la nostra democrazia illuminata fanno entrambe parte del nostro solido kit di pubbliche relazioni” e prosegue “non c’è niente che mi tocchi di più della sensibilità di un bambino quando scopre il mondo, e non c’è niente che mi ferisca di più che vederla annientata.” La regia alterna riprese aeree delle esercitazioni, con uno sguardo distaccato dagli accadimenti, quasi che i soldati siano degli anonimi puntini nel deserto, a momenti intimi, ripresi da vicino, capaci di descirvere le tensioni interne e esterne nel periodo più fragile di un essere umano, quello dell’adolescenza. Il diventare uomini e donne adulti passa dalla comprensione che il fucile che a tutti è consegnato è uno strumento di morte, non un giocattolo. Quello strumento può uccidere un’altro uomo o può porre fine alla proria sofferenza. L’infanzia è finita, il peso del primo anno di addestramento militare può essere insopportabile e portare al suicidio di chi ha un aninimo più sensibile degli altri.

Il film pecca in un solo aspetto, non dà voce alla complessità delle posizioni israeliane. La pellicola si concentra sull’accusare il sistema scolastico e sociale per le sue scelte militariste, senza presentare una voce dissonante, se non, in qualche breve momento, il dibattito tra giovani israeliani pro e contro il militarismo, che ripetono argomenti già sentiti in televisione e dai propri familiari.

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Sull'autore

Simone Agnetti

Simone E. Agnetti, Brescia 1979, è Laureato con una tesi sul Cinema di Famiglia all’Università Cattolica di Brescia, è animatore culturale e organizzatore di eventi, collabora con ANCCI e ACEC, promuove iniziative artistiche, storiche, culturali e cinematografiche.