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MUSIC FOR BLACK PIGEONS (Jorgen Leth e Andreas Koefoed)
Molto jazz e brevi interviste per un documentario quasi perfetto

Quando ha ascoltato quel nuovo disco jazz, dei piccioni neri si sono poggiati sul davanzale della finestra e appena è finita se ne sono andati. Racconta questo episodio uno dei musicisti protagonisti di questo documentario sulla musica jazz, che segue alcuni maestri vecchi e giovani, dagli Stati Uniti alla Danimarca.

Colori brillanti, molta musica, molte brevi interviste a ognuno di loro: il documentario appare perfetto, costruito ottimamente dalla mano di un regista esperto, anche se la materia sembra avere qualche debolezza. Non perché la musica jazz non sia piena di fascino e storia ma piuttosto perché non c’è una vera storia raccontare, non un filo conduttore se non, in generale, la musica. Eppure è molto efficace esplorare soprattutto i silenzi dei musicisti di fronte alla domanda su cosa provino quando suonano e che tipo di esperienza vivano. Tanto sicuri ed efficaci con lo strumento in mano, quando sono chiamati a definire la loro esperienza, per lo più restano perplessi, incapaci di inquadrare quella che pare addirittura una mistica della musica in poche parole che paiono sempre riduttive. La macchina da presa indugia sui loro i volti e i silenzi divengono assai più eloquenti delle parole.

Il film è anche un omaggio ai musicisti scomparsi: girato in più di dieci anni di lavoro, segue anche musicisti molto anziani che sono morti negli anni delle riprese. Eppure il confronto di questi anziani, impeccabili maestri, con le nuove voci che forse non capiscono fino in fondo ma apprezzano e stimano, pare essere uno degli elementi più forti del film. Una musica che supera il tempo e le generazioni, quasi oltre-umana, una musica per i piccioni che riempiono le nostre piazze, le case, le campagne sempre, attraversando le stagioni, gli anni, i secoli e le vite. Da New York alla Groenlandia a Copenaghen ci sono poi i paesaggi che fanno da sfondo a queste esperienze, i registi li sfiorano con mano leggera, ma capace, e restano nella memoria dello spettatore.

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Sull'autore

Alessandro Cinquegrani