Al verde, con due figli piccoli di cui rischia di perdere l’affidamento, e con una forte dipendenza all’alcol e agli psicofarmaci, l’ex enfant prodige e diva di Hollywood Judy Garland vive uno dei periodi più critici della sua esistenza. Per ovviare a tutto questo, accetta di partire per una turnée a Londra, dove è ancora amatissima e potrà guadagnarsi il denaro necessario al mantenimento dei figli ma anche rinnovata credibilità. La star de Il mago di Oz non sa, tuttavia, che quello sarà l’ultimo anno della sua tormentatissma vita.
Io faccio i film, ma a far sognare la gente tocca a te”. Così parlava il grande produttore hollywoodiano alla minuscola bambina dall’immensa voce. E così, mentre nasceva una stella moriva un’infanzia. Perché Judy Garland la sua infanzia non l’ha mai vissuta. La premessa diventa fondamentale per comprendere il film Judy, biopic parziale sulla tragica esistenza di questa star, troppo fragile per toccare i 50 anni. Ritraendo l’ultimo anno della sua travagliata esistenza – la star morì a 47 anni – trascorsa a Londra dove era in turnée forzata, Judy tenta di evidenziare le contraddizioni di una personalità bigger than life ma allo stesso tempo inadatta alla vita, perché impreparata fin dai suoi primi anni ad esperirla come un normale essere umano. Il drammatico presente descritto nel film è dunque costellato da flasback sulla Garland bimba e adolescente, imprigionata da Hollywood, che l’ha partorita e tenuta in “incubazione” attraverso i diabolici meccanismi dello studio system. Cresciuta con sensi di colpe mai avute, e nella totale incapacità di vivere relazioni sane e di crescere i suoi figli, Judy Garland è tuttora l’emblema della crudeltà espressa dal successo prematuro, dagli ingranaggi della macchina fabbricatrice di baby star.
Interprete poderosa e mimetica nei panni della Garland è Renée Zellweger, candidata favorita tra le protagoniste ai prossimi Oscar, capace con la sua straordinaria performance– nata da uno studio approfondito del personaggio, un sacrificio sotto un possente trucco quotidiano e un training vocale eccezionale – di fornire a questo biopic drammatico l’unico senso di esistere. Judy, infatti, è cinematograficamente modestissimo, fragile narrativamente e drammaturgicamente, specchio di tutte le buone intenzioni di un ottimo regista teatrale però lacunoso in materia cinematografica.
JUDY
Regia: Rupert Goold
UK/USA 2019
Durata: 118′